Si è concluso dopo 5 ore l’atteso interrogatorio di Gianluca Baldassarri, ex capo area finanza di Mps, che oggi è stato ascoltato in aula al Tribunale di Siena nell’ambito del processo sulla ristrutturazione del derivato Alexandria per il quale lo stesso Baldassarri, insieme all’ex presidente Giuseppe Mussarie all’ex Dg Antonio Vigni, è accusato di ostacolo all’autorità di vigilanza. Mussari e Vigni, quest’ultimo presente in aula oggi, dovrebbero essere ascoltati mercoledì 29 gennaio.
 
Mandate agreement, «non mi fu chiesto» Chiara e ferma la posizione dell’ex capo area finanza in aula rispondendo alle domande del Pm Antonino Nastasi, ai legali di Bankitalia e alle difese degli imputati. Baldassarri ha fornito risposte con dovizia di particolari argomentando la sua innocenza riferendosi più volte al copioso materiale prodotto durante il processo e dando «proprie interpretazioni», come ha sottolineato più volte il Pm in aula, in merito all’operazione di ristrutturazione del derivato e alla contrattazione con Nomura. Baldassarri, rispondendo all’accusa, non fornì agli ispettori di Bankitalia impegnati in un'ispezione a Siena il mandate agreement tra Mps e Nomura «perchè non mi fu chiesto». Al Pm che gli contestava poi una successiva richiesta arrivata da via Nazionale via email dove si chiedevano ulteriori informazioni su “evoluzione del tasso, della marginazione e di tutte le operazioni fatte con Nomura da marzo 2009 a dicembre 2010”, l’ex capo area finanza ha spiegato che «rispetto a queste richieste ho dato solo il mio pezzetto. Il resto non spettava a me ma ad altri e io credevo che altri lo avessero fornito».
 
Un documento senza significato Baldassarri ha insistito più volte sul poco valore del mandate agreement e sul fatto che questo non fosse nascosto bensì noto a più soggetti dentro la banca dato che le operazioni finanziarie erano «soggette a monitoraggio maniacale – ha specificato – dell’area risk management». Non solo, nel mandate occultato secondo l’accusa,  ha spiegato Baldassarri in aula,  si legge in particolare cosa sarebbe successo se l'accordo tra le parti, raggiunto il 23 settembre 2009, non fosse stato sottoscritto; «da quel momento – ha detto – questo documento non ha nessun significato. Non è possibile in base a questo documento che Nomura possa dare un euro al Monte dei Paschi, nè il Monte dei Paschi a Nomura». E poi ancora «nel mandate non ci sono numeri e il collegamento (con l’operazione di ristrutturazione ndr) è solo una suggestione o al limite un riferimento». Baldassarri ha poi aggiunto che «il contratto lo firmammo io e Vigni» e il mandate ritrovato soltanto dopo in una cassaforte «è la stampa dell’originale che è sul computer». Pronta la risposta del Pm Nastasi che ha replicato: «Quello ritrovato in cassaforte è firmato con inchiostro blu».
 
Tre proposte per la ristrutturazione Per la ristrutturazione del derivato Alexandria al Monte dei Paschi di Siena erano arrivate tre proposte: da Jp Morgan, Nomura e Credit Suisse, «e per me la migliore – ha detto Baldassarri – era quella della banca svizzera». Ricostruendo poi l’operazione l’ex capo area finanza ha specificato che questa era «maturata in una serie di colloqui con Vigni» dopo la crisi del 2007. In Alexandria c'erano «molti titoli americani, ne discutemmo con Vigni a cui spiegai che era assai improbabile che il titolo facesse default ma che non si poteva escludere del tutto». Della cosa, secondo quanto ricostruito dall’imputato, venne informato anche il presidente Mussari.
 
La lettera di ringraziamento a firma Mussari Dallo stesso Mussari, al momento dell'uscita da Mps, Baldassarri chiese e ottenne una «lettera di ringraziamento firmata». Fu lo stesso manager a scrivere una 'traccia' che fu «edulcorata» nella versione finale. «La lettera di ringraziamento dell'avvocato Mussari – ha detto Baldassarri – la chiesi io in sede di trattativa con il capo del personale, ne parlò con il presidente e poi mi disse: prova a buttar giù i tuoi desiderata. Tornò con un documento di poche righe molto più edulcorato rispetto a quello che avevo scritto».
 
L’eccezione di nullità L’udienza di questa mattina era cominciata con un'eccezione di nullità, presentata dalla difesa di Baldassarri. L'avvocato Filippo Dinacci, dopo la sentenza della Cassazione depositata due giorni fa che ha annullato l'interrogatorio di garanzia di Baldassarri del 16 febbraio 2013, e quindi l'arresto, ha chiesto la nullità del processo. Al legale ha replicato l'accusa confermando la validità degli atti e i giudici, dopo una breve camera di consiglio, si sono riservati procedendo però con gli interrogatori già fissati per oggi. Tra l'altro, qualora venisse accolta l'eccezione di nullità che riguarda il rito abbreviato, questa interesserebbe solo Baldassarri e non gli altri due imputati, l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l'ex dg Antonio Vigni.
 
Ascoltato l’ultimo teste dell’accusa Subito dopo il Collegio giudicante, presieduto dal Leonardo Grassi, ha chiamato Guglielmina Onofri,funzionaria della Consob, ultimo teste dell'accusa. Onofri ha ricostruito tutti gli atti relativi ai rapporti tra il Monte e i giapponesi di Nomura, in particolare quelli relativi al mandate agreement, il contratto stipulato da Mps e Nomura per la ristrutturazione di Alexandria, che secondo l'accusa sarebbe stato occultato dagli imputati. In aula, oltre a Baldassarri, che oggi sarà sentito, c'è anche Vigni. Assente invece ancora Mussari, che insieme all'ex dg dovrebbe essere ascoltato nella prossima udienza già fissata per il 29 gennaio.
 
Domani decisione Tar su multa Bankitalia per Fresh Si conoscerà domani la decisione del Tar del Lazio sul ricorso amministrativo con il quale l'ex presidente Mussari, contesta la maxi multa da 541mila euro inflittagli da Bankitalia in merito alle presunte violazioni commesse sul Fresh. Si tratta del prestito convertibile da un miliardo con cui fu in parte finanziato l'acquisto di Antonveneta. Oggi il ricorso è stato discusso in camera di consiglio davanti alla III sezione del Tar, i cui giudici si sono riservati di emettere domani la loro ordinanza.La sanzione a Mussari fa parte di un gruppo di multe per complessivi 3,47 milioni di euro inflitte da Bankitalia a ex amministratori, sindaci e dirigenti di Mps. La discussione di altri due ricorsi, quelli proposti dall'ex sindaco della banca, Pietro Fabretti (multato per 270mila euro) e all'ex presidente del Collegio sindacale Tommaso Di Tanno (multato per 283mila euro), per problemi di tipo procedurale e' stata rinviata al prossimo 5 febbraio.
 
Botta e risposta tra Bankitalia e legali Mussari «L'avvocato di Mussari – ha detto a fine udienza il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, costituito contro il ricorso e a fianco di Bankitalia – ha detto oggi che vuole la sospensiva della multa perché l'ex presidente e' sul lastrico. Noi abbiamo chiesto che sia depositata in giudizio la denuncia dei redditi di Mussari, ma anche gli atti del suo patrimonio immobiliare e delle partecipazioni azionarie. Occorre verificare se è veramente sul lastrico». «Non abbiamo mai usato la parola 'lastrico' parlando della situazione economica dell'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari». Così l'avvocato Federica Niccolini, che insieme a Sido Bonfatti ha rappresentato oggi Mussari davanti al Tar del Lazio, dopo quanto attribuito ai legali dal presidente del Codacons. «Non ho mai riferito quanto vorrebbe attribuirmi il presidente del Codacons» ha aggiunto Niccolini che ha annunciato di riservarsi «le opportune azioni legali»