«Señoras y señores…». Dai video che circolano sul web, furono queste le parole che risuonarono dagli altoparlanti e che ruppero l’eco di grida dei passeggeri della Costa Concordia durante le drammatiche ore in cui la nave naufragò nelle acque dell’Isola del Giglio. La stessa voce ha aperto l’udienza di stamani al Teatro Moderno di Grosseto, la prima di due giornate dedicate al processo-Concordia nel capoluogo maremmano che vede come unico imputato il comandante Francesco Schettino. Una voce, quella della speaker peruviana Jacqueline Elisabeth Abad Quine, rotta più volte dal pianto e dalle lacrime: «È veramente pesante rivivere tutto da capo – ha detto in aula -. Mi fu ordinato di dire ai passeggeri che era tutto sotto controllo, che c’era un black out e che dovevano tornare nelle cabine. I passeggeri, però, erano agitati e volevano salire sulle scialuppe. Noi però non avevamo nessun ordine dal comando».
La ricostruzione tra le lacrime La donna, a bordo della nave, era assistente del direttore di crociera, Francesco Raccomandato. Fu lei a far accendere le luci di emergenza sulla Concordia. «Il mio compito era calmare i passeggeri e di avviarli all'imbarco – ha spiegato commossa -. Chiamavo il mio capo che mi rispose: “l'equipaggio sta spaventando i passeggeri. Dì all'equipaggio che si deve tornare nelle cabine”. Poi feci il mio primo annuncio ai passeggeri in italiano, inglese e spagnolo. C'erano bambini abbracciati ai genitori, due bimbi si erano persi e iniziammo a cercarli».