Sono le dichiarazioni del comandante Francesco Schettino ad aver inaugurato il secondo giorno di fila del processo sul naufragio della Costa Concordia. L’unico imputato del procedimento ha parlato con i giornalisti che lo attendevano all’ingresso del Teatro Moderno di Grosseto: «Sono sereno». Questa la battuta rilasciata dallo stesso Schettino entrando in aula. Ottimista anche uno dei suoi avvocati, Donato Laino: «Il processo sta dimostrando che Schettino non è un codardo e che non ha abbandonato la nave».
«Stavamo rischiando la vita» In aula, il primo teste ad essere interrogato è stato – oggi – Hugo di Piazza, terzo ufficiale di macchina della Costa Concordia. «Ispezionavo il ponte inferiore, zona cambusa, sentii un forte boato. E subito arrivò un'ondata. In breve ebbi il mare alle ginocchia. Tornai indietro, verso poppa, salii ai ponti superiori da una scala a pioli, mi salvai. Andai in centrale macchine, c'era tanta paura». Il racconto di Di Piazza fa da contraltare alla serenità palesata da Schettino all’ingresso in aula. «Stavate rischiando la vita?», ha chiesto un avvocato di parte civile. «Si», la risposta del terzo ufficiale di macchina della nave. La drammaticità della situazione precipitò nelle fasi successiva all’urto con gli scogli, ha sottolineato Di Piazza, quando fu chiaro che si doveva evacuare la Concordia: «Nonostante cercassimo di aiutarli, i passeggeri ci hanno preso a male parole, ci insultavano. Non era facile gestire l'emergenza a bordo».
La telefonata tra sala macchine e il comandante «Ma dove abbiamo toccato?'', domandò il comandante della Costa Concordia Schettino alle 22.09 parlando via telefono col direttore della centrale macchine Giuseppe Pillon. «Ma comandante, qui è tutto perso, i generatori 4, 5, 6 non ce li abbiamo, e anche l'1, 2 e 3. E il quadro elettrico principale pieno d'acqua. C'è uno squarcio laterale, evidentemente, ma non l'ho visto». Lo si ascolta in una telefonata, fatta sentire dai Pm stamani in udienza, tra il ponte di comando e la sala macchine della Costa Concordia dopo l'urto contro gli scogli. Schettino si informava della situazione con il direttore della sala macchine Pillon mentre la nave imbarcava acqua. Della stessa telefonata (ma non l'unica fra ponte di comando e sala macchine) e di altre, Hugo Di Piazza colse alcune frasi dopo aver raggiunto la centrale macchine, essendo riuscito a scappare dai reparti già allagati. «Sentivo Pillon e l'ufficiale Alberto Fiorito – ricorda – parlare, col telefono della centrale, con il ponte di comando. Sì, parlavano col comandante».
«Quello non capiva la situazione.Sembrava che non gliene fregasse niente se morivamo» «Siamo stati noi della centrale macchine ad avvisare il ponte di comando che la nave era persa. Fino a quel momento il ponte non ci aveva preso in considerazione, non ci aveva chiesto nulla. Ma c'era acqua, era tutto allagato. Dalla centrale macchine dicevano al ponte: comandante, qui e' tutto allagato… Ma quello non capiva la situazione. Eravamo dei poveri disgraziati, sembrava che non gliene fregasse niente se morivamo». E' quanto disse a un amico il teste di Piazza, in una telefonata intercettata dai carabinieri il 21 gennaio 2012, pochi giorni dopo il naufragio. La telefonata è stata fatta ascoltare dai Pm durante l'udienza.
Schettino: «Fiducioso nel prosieguo del processo» Nel processo «ho capito che c'è la volontà di accertare la verità» e «stanno emergendo molti elementi sull'accusa di abbandono della nave. Sono fiducioso nel prosieguo del processo». Così ai giornalisti il comandante Schettino, alla fine dell'udienza di oggi.
Il 18 e il 19 novembre nuove udienze Il processo sul naufragio della Costa Concordia proseguirà il 18 e 19 novembre a Grosseto con altri testimoni dell'accusa. Il 18 novembre saranno sentiti il direttore di macchina Giuseppe Pillon, il capo elettricista Antonio Muscas, il marconista Flavio Spadavecchia. Il 19 novembre il comandante in seconda, Dimitrios Christidis, che era sullo scoglio del Giglio con Schettino, e il secondo ufficiale di macchina Alberto Fiorito.