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Schettino al suo arrivo al Teatro Moderno

La Procura di Grosseto è intenzionata a chiedere oltre 20 anni di carcere per Francesco Schettino come responsabile del naufragio della Concordia. Lo ha detto a margine dell’udienza in corso a Grosseto il Procuratore Francesco Verusio in una pausa dell’interrogatorio di Schettino. Per i vari reati, Schettino potrebbe essere condannato a circa 22 anni. Oggi, intanto, è considerato da tutti il giorno dell’ex comandante della Costa Concordia che sta raccontando, in qualità di teste della difesa , la sua versione dei fatti.

schettinoSchettino: «Vicino all’isola per motivi commerciali» «L’avvicinamento all’isola favorisce l’aspetto commerciale» anche per questo venne deciso di accostare la Concordia all’isola del Giglio: così una delle prime risposte date da Francesco Schettino al Pm Alessandro Leopizzi, che ha aperto l’esame dell’imputato partendo da come venne deciso e gestito l’avvicinamento al Giglio deviando dalla rotta formalmente comunicata alla compagnia. A un’altra domanda se Costa fu informata del mutamento di rotta, Schettino ha detto che «nelle varie probabilità la navigazione sotto costa si è sempre effettuata e il comandante della nave ha la facoltà di tracciare la rotta ma non ha nessun obbligo di informare l’armatore». «In questo caso – ha continuato Schettino – non essendo pianificata la navigazione turistica», come potrebbe essere in un golfo magari prevedendo anche una sosta, ma trattandosi di un’accostata, non ho avvisato nessuno». Schettino ha anche ricordato che i contatti con il comandante in pensione Mario Palombo, che spesso soggiorna sull’isola, e la richiesta del maitre Antonello Tievoli lo indussero a decidere per l’avvicinamento al Giglio: «Considerato anche l’aspetto commerciale volevo prendere tre piccioni con una fava», cioè fare un piacere a Tievoli, «omaggiare l’isola e Palombo» e dare un valore aggiunto all’aspetto commerciale della crociera. «Volevo informare il Tribunale di questa circostanza già nel 2007. Su Costa Europa avevo espresso a Costa Crociere al sig. Aldo Carella le mie perplessità non volevo che nel ponte di comando ci fosse un solo marinaio perché nel momento in cui fosse chiamato ad occupare il posto del timoniere si perdeva la vedetta. Pretendevo dal nostronomo fregandosene delle direttive aziendali di avere due marinai. Questo doveva essere oggetto di passaggio di consegne nessuno mi rispose mai».

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Ressa di fotografi e telecamere all’esterno del Teatro Moderno

«Non pensate che io non abbia tormento per questa stupidata» In precedenza, ha detto Schettino, «un paio di volte ho fatto un passaggio ravvicinato al Giglio con la Costa Europa» quanto alla rotta ha ammesso di averla approvata e di aver visto la carta nautica su cui era tracciata. «Non pensate che io non abbia tormento per questa stupidata» – si è lasciato andare Schettino.

tv«La manovra non fu fatta per far colpo su Domnica» «Non l’ho fatto per fare un favore alla Cemortan». Così Francesco Schettino interrogato come imputato al processo di Grosseto ha negato che il motivo dell’avvicinamento al Giglio fosse per fare colpo sulla hostess e ballerina moldava Domnica Cemortan. Schettino ha confermato che al momento dell’impatto la moldava era in plancia di comando insieme al maitre Tievoli – a cui Schettino invece volle fare il favore della manovra sotto l’isola -, a Ciro Onorato e altri. In generale, secondo Schettino, nelle crociere può capitare che gruppi di passeggeri siano ospitati in plancia di comando per osservare la navigazione e le operazioni di governo della nave. «Al massimo è ammessa una dozzina di passeggeri per volta e mai nelle navigazioni sotto costa», ha spiegato Schettino dicendo di ricordare che la direzione commerciale per queste esperienze faceva pagare 50-60 euro e che è usuale organizzare le visite in plancia nelle crociere in Norvegia dove i passeggeri non escono all’esterno.

«Mi ingannò il mutismo in plancia» Schettino non era distratto nell’imminenza dell’impatto della Costa Concordia, ma fu tratto in inganno dal «mutismo generale» in plancia di comando ma «non avevo con me mica una scolaresca»: così, con critiche agli ufficiali sul ponte di comando della Concordia, emerge la difesa di Schettino. L’imputato ha detto di non essersi distratto né per la telefonata che fece al comandante in pensione Mario Palombo «che durò appena 30 secondi» per sapere quanta profondità ci fosse sotto la costa dell’isola, né quando, in plancia, ricordò al comandante in seconda Ciro Ambrosio di mettere il timone manuale mentre la nave procedeva a 15 nodi e mezzo verso l’isola. «Gli dicevo timone a mano e lui capisce… Era un reminding», ha detto Schettino rispetto all’ordine di passare alla navigazione manuale. Sul fatto che dire a Ambrosio «timone a mano» poteva generare distrazione nell’ufficiale di guardia, Schettino ha detto che «se con il mio comportamento ho generato un dubbio a una persona adulta, lui doveva essere in grado di manifestarlo». Al momento della frase «the master take the com», quando Schettino comunicò formalmente che stava prendendo il comando, l’imputato ha detto che in quella come in altre circostanze, se chi tiene la rotta, cioè Ambrosio, «ha dei dubbi deve manifestarli», invece «credevo di essere molto più distante dalla costa e poi Ambrosio era in progressione numerica», cioè stava eseguendo la manovra. In realtà, ha detto Schettino, «la nave era fuori rotta per motivi di tempo, di quattro minuti. Se non avessi visto quella benedetta schiuma, chi parlava in plancia? Il mutismo generale mi ha tratto in inganno.Se qualcuno avesse avuto accuratezza non avrei detto ‘Andiamo sugli scogli’ ma qualcuno degli ufficiali mi avrebbe dovuto dire ‘Comandante, siamo sugli scogli!’ e invece stettero zitti».

Prima del Giglio, errori simili a Malta Dopo i due errori consecutivi del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin nell’accostata al Giglio, Schettino non pensò di sostituirlo «perché – ha spiegato l’imputato interrogato in aula – non immaginavo che fossimo in quel punto così vicini all’isola del Giglio, altrimenti l’avrei sostituito. Mi era capitata una cosa simile a Malta», ha anche ricordato Schettino. L’ex comandante ha spiegato anche perché, parlando col timoniere, rise mentre diceva «Altrimenti andiamo sugli scogli»: «Fu una frase ironica e tranquilla perché non si aveva contezza della situazione» della distanza più breve del previsto dagli scogli.