«Non vogliono calare le scialuppe, la nave si piega e va sempre più giù. Aiutateci vi prego, ho due bambini. Ci massacrano come pecore». Per la prima volta in aula durante il processo per il naufragio della Costa Concordia sono state ascoltate le voci dei naufraghi nelle chiamate ai numeri di emergenza, negli attimi immediatamente dopo l’impatto con gli scogli. In particolare sono state fatte ascoltare le telefonate di un passeggero che più volte si rivolge ai carabinieri: «Non vogliono calare le scialuppe – dice – la nave si piega». L’operatore del 112 lo tranquillizza dicendo che stanno arrivando i soccorsi, ma il passeggero: «Ma fra quanto? Non si vede nessuno, la nave si sta piegando». Alle 22.51 un’altra telefonata al 112 dalla Costa Concordia informa i carabinieri così: «Ci stanno facendo uscire dalle scialuppe, che cosa dobbiamo fare? Aiutateci vi prego, non ci dicono niente, abbiamo dei bambini, ho figli piccoli, aiutateci. Non vediamo niente, la nave va sempre più giù». E ancora, in un’altra telefonata successiva: «Ci stanno massacrando come pecore, mandate qualcuno, presto. La gente si sta buttando dentro le scialuppe. La nave si muove, si piega, ma ci hanno fatto uscire dalle scialuppe».
L’intercettazione: «La gente sbatteva come palline del flipper» In mattinata è stata ascoltata anche l’intercettazione tra l’ufficiale di macchina Hugo Di Piazza e un amico: «C’era gente che cadeva in acqua, c’era chi nuotava, altre persone sbattevano da una parte all’altra della nave come palline del flipper. Non erano solo passeggeri, c’erano anche altri dell’equipaggio, come i filippini». Le parti civili hanno, così, voluto mettere in evidenza fasi drammatiche del naufragio, come hanno detto alcuni legali dei passeggeri, «l’errore del personale di bordo di avviare parte dei passeggeri sul lato di dritta, che nell’inclinazione della nave andava verso il basso e dove si verificò la maggior parte dei decessi» tra le 32 vittime.
Di Piazza: «Il comandante? Era tre volte che si avvicinava sempre di più. Era una specie di sfida con se stesso» Di Piazza diceva anche che «per la paura i filippini si buttavano in acqua. Erano membri dell’equipaggio e tanti camerieri. Sbattevano come palline da flipper e poi finivano in acqua. E c’era chi non riemergeva più». «Se sono morti? – aggiunge l’ufficiale di macchina – Non lo so. Cinque o sei li ho visti io, dopo aver sbattuto come palline da flipper, finire in acqua sul lato di prora via. Sbattendo forte». Di Piazza prosegue dicendo che «dei suoi, nessuno l’ha protetto», riferendosi agli ufficiali nei confronti del comandante Schettino. «Volevano buttarla sul blackout, ma non c’è stato modo, a parte dopo la botta. Quando sono finite le batterie si è attivato il generatore». Il brano conclude: «Ha aumentato la velocità, da 14 nodi è voluto andare a 16. Si sapeva dell’inchino, ma andava troppo forte. In macchina abbiamo sentito lo sbandamento e poi arrivò l’acqua. Il comandante? Non lo so cosa voleva fare. Era tre volte che si avvicinava sempre di più. Era una specie di sfida con se stesso».
Installato il primo cassone Intanto al Giglio sono terminate alle 13, dopo due giorni e mezzo di lavoro, le operazioni per l’installazione del primo dei 19 cassoni per il rigalleggiamento del relitto della Concordia. Quello installato, spiega una nota del consorzio Titan Micoperi, è il cassone, per peso e dimensioni, più grande, e si trova posizionato sul lato di dritta a circa 11 metri di profondità dal fondo artificiale sul quale poggia il relitto della Concordia, dopo il raddrizzamento del settembre scorso. Il cassone è stato scaricato dalla chiatta che lo aveva trasportato al Giglio ed è stato messo in mare grazie alla gru rotante del pontone Conquest. E’ stato quindi riempito completamente di acqua per permetterne l’immersione in mare e procedere con il collegamento, effettuato con un sofisticato sistema di aggancio automatico, alle catene che lo tengono ancorato al relitto. Successivamente i tecnici hanno provveduto a svuotarlo parzialmente, quel tanto che è servito a rialleggerirlo e a fornire la spinta necessaria per tenere in tensione le catene. Restano ora da installare 14 cassoni sul lato di dritta e quattro sul lato di sinistra per raggiungere il totale di 30 necessari a far rigalleggiare il relitto. I cassoni, quando verranno svuotati, garantiranno la spinta necessaria a far galleggiare il relitto e a poterlo trasportare per mare.