Il matrimonio tra tartufo e Brunello «s’ha da fare», seppur con tutte le attenzioni del caso. Continua a far parlare di sé il progetto di fusione tra i comuni di San Giovanni d’Asso e Montalcino, nel senese. Importanti testate come Venerdì di Repubblica e addirittura il New York Times hanno dedicato spazio alla questione che chiamerà i cittadini alle urne, per il referendum, che sarà convocato tra il 16 e il 17 ottobre. «Come in tutte le questioni, il progetto di fusione va analizzato con grande attenzione, sia sui pro che sui contro. Bisogna essere consapevoli di ogni aspetto». Questo il punto di vista dell’ex sindaco di San Giovanni d’Asso Michele Boscagli. «La vera scommessa – prosegue l’ex primo cittadino – è preparare e informare la popolazione in questo passaggio di preparazione pre-referendum. Successivamente, ci sarà da amministrare bene il tutto».
Pro e contro Il progetto di fusione è passato all’unanimità dai due consigli comunali. La parola adesso spetterà alle cittadinanze chiamate al referendum. «Sondando gli umori della popolazione – prosegue Boscagli – emergono aspetti sia positivi che negativi. Entrambi da tenere in grande considerazione. Tra i pro ci sono i contributi che arriveranno sul territorio: circa 800mila euro all’anno per 10 anni che, se ben gestiti, porteranno progetti importanti di rilancio dal punto di vista urbanistico, culturale e turistico ma anche per quanto riguarda sanità e trasporti. Tra i contro c’è il fatto che San Giovanni perderà un po’ di autonomia, sebbene manterrà il municipio, e si dovrà adeguare alla politica sulle imposte ilcinese, introducendo l’addizionale Irpef e la tassa di soggiorno. Il fatto che il Comune unico prederà il nome di Montalcino – prosegue l’ex sindaco – appare un ostacolo superabile, specie se ci sarà sinergia di amministrazione con il municipio di San Giovanni. Del resto il brand “Montalcino”, grazie alle imprese presenti sul suo territorio, è noto in tutto il mondo e rappresenta un punto di forza che non può andare disperso. Però, il messaggio che deve passare – conclude Boscagli – è che sì, per dimensioni, San Giovanni ha bisogno di Montalcino. E’ anche vero che Montalcino ha bisogno di San Giovanni per rafforzare ulteriormente il suo brand. Un buon matrimonio si fa in due…».
Dare una prospettiva al territorio «Si propone qualcosa di nuovo, è normale ci sia un po’ di preoccupazione. Però, in questa fase, occorre dare prospettive al territorio». Così un altro ex sindaco di San Giovanni d’Asso, Roberto Cappelli. «Qualsiasi sarà il risultato del referendum – prosegue -, le cose non saranno come prima. Si tratta di un impegno importante, ma il bello verrà dopo la fusione. Bisogna far sì che il progetto non sia dettato da una mera esigenza numerica, bensì dia opportunità e vivibilità al territorio. Tutti i cittadini dovranno far sì che gli impegni vengano mantenuti, in un’ottica di progettualità, sostenibilità e qualità territoriale. San Giovanni d’Asso può essere un risorsa per Montalcino, è un ambiente incontaminato con grandi potenzialità di sviluppo dal punto di vista agricolo e turistico. Fattori che possono anche attrarre investimenti importanti. La fusione – conclude Cappelli – non è uno scherzo, in ballo c’è il nostro futuro».