Non so se è l’effetto dei prati verde intenso, degli alberi in fiore o del desiderio inespresso ma pressante del mio povero fegato di riprendersi dall’overdose calorica delle feste pasquali, però in questi giorni mangerei soltanto verdure. E la cosa positiva è che di verdure se ne trovano sempre e cominciano a essercene buone quasi di stagione. Sottolineo il “quasi” perché, stando alla mappa che ho comprato da Eataly per orientarmi su cosa scegliere che abbia almeno una chance di non essere stato staccato dalla pianta mesi fa o prodotto dall’altra parte del globo, ad aprile si trovano tanti prodotti di stagione quanti ce ne sono a gennaio.
Ammetto, sono rimasta sorpresa di scoprire che solo i miei amati carciofi, gli asparagi e i baccelli sono le verdure di aprile – poi ci sono i soliti cavoli, piselli, broccoli, patate, carote e rape, ma non fanno testo perché quelli crescono tutto l’anno – mentre la compagnia della frutta è ancora più esigua: pompelmi e fragole, perché le nespole proprio non le posso considerare.
Hai voglia di credere che aprile è il mese del risveglio della natura, dell’arrivo delle rondini e dei ciliegi in fiore, per avere zucchini, fagiolini, pomodori e basilico versione “dall’orto al piatto” bisogna aspettare.
Ad aprile la natura si sveglia, mica è già pronta a correre i 200 a ostacoli. Se penso che i peperoni arrivano a giugno – al supermercato ci sono 300 giorni l’anno – mi prende l’ansia e se immagino che fino a luglio di mangiare quei bei meloni retati profumati e dolci non se ne parla neanche, mi verrebbe voglia di buttare via la mappa dell’agroalimentare di stagione e tornare alla beata incoscienza che mi ha permesso di mangiare le albicocche a novembre. Non sapevano di nulla, ma avevano un’aria tremendamente estiva che riscaldava solo a guardarle.
A convincermi della bontà della scelta “di stagione” rispetto a “qualsiasi cosa tutto l’anno”, oltre al gusto decisamente migliore di frutta e ortaggi, è stato anche uno studio di Legambiente che dava i numeri sull’impatto che ha il consumo fuori stagione dell’agroalimentare: cifre da brivido.
Alla fine ho optato per qualcosa di robustamente calorico e deliziosamente esotico-casalingo: tempura fatta in casa. Anche perché se si ha pochissimo tempo (è spesso il mio caso) e una famiglia con qualcuno dai gusti difficili (la mia prole) la tempura di verdure è facile da realizzare e accontenta tutti. Le verdure, di stagione o meno, oggi al supermercato e dal fruttivendolo te le forniscono già lavate e tagliate a bastoncini o rondelle e quindi non resta che metterle nel frigo, farle ghiacciare per benino, preparare la pastella con acqua gelida e farina di riso, un pizzico di sale, un passaggio rapido nella pastella gelida e grumosa e via nell’olio bollente: 175° (più o meno) costanti e una cottura rapida. La tempura va mangiata calda e a me piace spolverata con il gomaso o un po’ di limone in polvere con un pizzico di sale. Una vera delizia. Mi piace talmente tanto che prima o poi proverò anche con la frutta