Il sindaco di Siena, Bruno Valentini, seduto su un sidecar militare con imbracciata una mitragliatrice si dichiara “pronto per le primarie”. «Ohi». La battaglia dentro il Partito Democratico viene usata a pretesto dal primo cittadino per farsi ritrarre su un mezzo che sarebbe appartenuto ai terribili Ustascia, gli appartenenti al movimento fascista del duce croato Ante Pavelic. Doppio «Ohi». Ma se l’intento doveva essere scanzonato e vagamente goliardico, fa un certo effetto veder impugnare al primo cittadino un’arma che ha difeso i valori di uno dei peggiori criminali dell’umanità, Pavelic, che prima di salire al potere venne protetto e nascosto da Benito Mussolini proprio a Siena, durante i mesi che seguirono all’uccisione del re Alessandro I. Sempre nel senese venne poi allestito un campo addestramento di queste milizie che si distinsero per ferocia e crudeltà. Triplo «Ohi».
Una volta rientrato in Croazia, infatti, iniziarono stermini di massa di migliaia di ebrei, serbi, comunisti e ogni genere di oppositori al regime. Scrive Curzio Malaparte in “Kaputt”: « Mentre si parlava, io osservavo un paniere di vimini posto sulla scrivania. Il coperchio era sollevato, si vedeva che il paniere era colmo di frutti di mare, così mi parvero, e avrei detto di ostriche, ma tolte dal guscio, come quelle che si vedono talvolta esposte, in grandi vassoi, nelle vetrine di Fortnum and Mason, in Piccadilly a Londra. Casertano mi guardò, stringendo l’occhio : ” Ti piacerebbe, eh, una bella zuppa di ostriche?”. ” Sono ostriche della Dalmazia? “, domandai al Poglawnik.
« Ante Pavelic sollevò il coperchio del paniere e mostrando quei frutti di mare, quella massa viscida e gelatinosa di ostriche, disse sorridendo, con quel suo sorriso buono e stanco: ” E un regalo dei miei fedeli ustascia: sono venti chili di occhi umani “.
«Non sono appassionato, come dire, della materia e quindi non ho la minima idea di cosa rappresentino quei simboli. Pensavo cha il conducente fosse pronto a partecipare ad una rievocazione storica della seconda guerra mondiale», scrive Bruno Valentini rispondendo ad un commento sotto la sua foto.
«Ohi», verrebbe da esclamare insieme a Alessandro Orlandini che a Siena è stato direttore dell’Istituto Storico della Resistenza. Da qui al 25 aprile mancano poche settimane, avrà tutto il tempo di spiegare a Valentini che non tutte le rievocazioni storiche della seconda guerra mondiale sono uguali. «Ohi».