«Siena, va in onda il grande inganno. Si avvicina il giorno delle primarie dimezzate, perché il 20 gennaio alle primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra, invece di 4 concorrenti, ce ne saranno solo 2 (leggi). Non è stata infatti data la possibilità né a me e né ai socialisti di partecipare. Ti piace vincere facile? E’ la domanda pubblica che rivolgo a Franco Ceccuzzi che per la seconda volta intende evitare primarie vere e quindi di restituire ai cittadini questa scelta».Così Bruno Valentini analizza la situazione venutasi a creare dopo la sua esclusione dalle primarie cittadine, spiegando il motivo per cui ha rifiutato le firme che pare fossero state messe a sua disposizione e chiedendo di essere ammesso con un atto politico del suo partito.
Un passo indietro verso la coesione «L’altro candidato sopravvissuto, in rappresentanza di SEL, ha già detto che vuole riaprire il tavolo del centrosinistra. C’è una via più facile, fare tutti un passo indietro e riunificare un popolo che adesso è diviso. Noi siamo disposti e ce lo chiedono le oltre 2200 firme già raccolte fra i cittadini senesi, ben più di quelle necessarie secondo il regolamento blindato di fine dicembre ed anche degli iscritti al PD cittadino».
Il motivo del rifiuto di una firma per due «La diceria che si cerca di accreditare è che mi sono ritirato dalla gara rifiutando la “generosa” offerta di Ceccuzzi di dirottare la firma già depositata di 15 o più membri dell’Assemblea Comunale PD in mio favore. Ebbene oltre che poco trasparente, questa ipotesi era suscettibile di successivo ricorso da parte di chiunque per nullità, perché proprio all’art.5 del Regolamento per le primarie si stabilisce che “ciascun elettore non può sottoscrivere più di una candidatura ed in caso di sottoscrizione di più di una candidatura sono nulle le firme apposte dal medesimo elettore”. Qual’era la soluzione? Bastava fare come il PD provinciale per le primarie del Parlamento e come abbiamo espressamente chiesto, anche direttamente a Bersani. Riunire l’assemblea comunale del PD ed ammettere più candidati con una piccola deroga che gli altri partiti della coalizione avevano già anticipato di accettare».
Una partita ad alto rischio «Non mi si vuole concedere una settimana in più (che fra l’altro con la scomparsa del ballottaggio, viene risparmiata)? Pazienza. Siamo disposti anche a rinunciarvi, se questo consente di riunire il PD ed il centrosinistra invece di lasciare una ferita aperta che molto peserà in futuro. E’ una pericolosa deriva verso il pensiero unico, che inoltre mostra una sconcertante carenza di idee nuove, perché si tende a riproporre il programma del 2011, come se nel frattempo la città non fosse stata sconvolta da una crisi senza precedenti ed il sostanziale dissesto del bilancio comunale non sia una minaccia per tutte le iniziative pubbliche che devono urgentemente essere assunte in una città già stremata. Non è questa la concretezza e la serenità che servono per la campagna elettorale, né a febbraio per il Parlamento e né a maggio/giugno per la città. Poi non ci si meravigli se la gente non partecipa».