Ogni volta le urne del Pd colgono di sorpresa anche i più attenti analisti e confermano che in giro c’è tanto bisogno di novità e di cambio di passo. Lo dicono i risultati, lo dice il popolo democratico che va a votare numeroso (23mila questa volta, un gran risultato) e si esprime come, forse, non era possibile fare dentro le sedi ufficiali del partito.

Perché, diciamolo, l’aria dentro i circoli si era fatta per lungo tempo irrespirabile. Il peccato originale forse è da fa risalire alla sua fondazione, e a quella sciagurata spartizione due ai Ds e uno alla Margherita, che rendeva tutto ingessato, programmato, già definito. Inutile discutere di merito o di uomini idonei a ricoprire certi posti: tanto due posti dovevano toccare agli ex Ds e uno alla Margherita. E a Siena, come in provincia, le carte le davano Franco Ceccuzzi e Alberto Monaci. Poi successe quel che successe a causa degli accordi non rispettati per le poltrone in Mps (2011), con la conseguente caduta della giunta Ceccuzzi. A questo si sommò l’arrivo sulla scena di Matteo Renzi e tutto è definitivamente saltato.

Niente più appartenenze d’origine, niente più due a uno, niente più apparato a decidere prima e dirigere poi gli iscritti. Il popolo democratico si è voluto riprendere la responsabilità delle decisioni senza più delegarle ai dirigenti di professione. E il risultato per le primarie dei candidati a sindaci dei Comuni della provincia è stato l’ultimo scossone in questa direzione. Era già accaduto lo scorso anno a Siena con le seconde primarie (aprile) quelle che videro l’affermazione di Bruno Valentini sul candidato di apparato Mugnaioli. Oggi quell’onda lunga ha raggiunto la provincia.
Naturalmente non dappertutto e non con la stessa intensità, ma, insomma, i risultati sono evidenti. I primi effetti pratici sono che oggi l’apparato del Partito non sembra esistere di fatto più. Avrà forse ancora qualche freccia al suo arco ma la faretra comincia ad essere vuota.

Come dimostrano Sovicille e Monteroni, dove si sono svolte primarie dall’alto valore politico. Nel primo caso, uscente Alessandro Masi dopo dieci anni di politica filo ceccuzziana e pro ampugnanina, ha vinto con il 62% dei voti Giuseppe Gugliotti (già Margherita, ma ormai poco conta) sulla giovane e agguerrita Francesca Bianchi, che dal sindaco uscente era appoggiata. Sarà una sensazione ma certo ha pesato alla fine la vicenda dell’aeroporto che per anni è stato terreno di scontro duro. Gugliotti, che fino al 2009 era stato assessore di Masi, venne depennato dalla Giunta per il suo aprire al dialogo e al confronto proprio su quel tema. E ieri si è preso la rivincita.

A Monteroni, invece, tutto il vecchio apparato si era schierato per Maurizio Caldi, da sempre uomo della Federazione, contro lo sfidante Gabriele Berni, candidato di Sel nella primaria di coalizione. Ha vinto di appena una quarantina di voti l’assessore provinciale sul capogruppo Pd in Consiglio. Qui lo scontro è stato duro, a tratti durissimo. Anche in questo caso il sindaco uscente Jacopo Armini, si era molto speso per lo sconfitto. Con Berni oltre al suo partito, Sel, anche i socialisti e molti renziani. Di poco ma ce l’hanno fatta. Ora saranno senz’altro le doti di mediatore e di equilibrio di Berni a salvare una situazione che appare difficile, salvo che qualcuno non pensi di fare di Monteroni una seconda Siena.

Tra le novità di questo voto alcuni risultati a sorpresa che confermano, appunto, quanto detto. A Castiglione d’Orcia, da vent’anni feudo incontrastato di Giuliano Simonetti (e uomo di fiducia della Federazione nel sud del senese), il suo storico rivale Claudio Galletti (già assessore provinciale all’agricoltura e presidente di Enoteca Italiana) si prende una bella rivincita sul giovane Luca Rossi; mentre ad Asciano la spunta il candidato emerso fuori dalle stanze di partito Paolo Bonari, vittorioso con la sua “Asciano Viva” sulla segretaria di circolo Laura Di Banella e sull’attuale vicesindaco Andrea Moscadelli. Un segnale di cambiamento arriva ancora dalle Crete a Buonconvento dove l’outsider Paolo Montemerani ha avuto la meglio su Sergio Fabiani, veterano di palazzo con 13 anni di esperienza tra i banchi del consiglio e quello della giunta su cui è rimasto seduto tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000.

Le altre più che novità sono conferme, con la netta affermazione di alcuni renziani della prima ora come Emiliano Spanu (l'unico che da Sindaco in carica si sia sottoposto alle primarie del suo partito) a Rapolano e Raffaella Senesi a Monteriggioni, che certo non rispondono più da tempo ai desiderata di via Rosi. A Murlo, nello scontro tutto al femminile, Fabiola Parenti ha prevalso seppur di poco su Paola Brocchi.

Discorso a parte per Pienza, dove l’indipendente Paola Bassi ha avuto la meglio sull’ex sindaco e vice sindaco Sauro Machetti, e Casole, dove ha prevalso Teri Carli. Nei due comuni il Pd è all'opposizione e si affida a due donne per battere gli ex "compagni" ora sindaci Fabrizio Fé e Piero Pii.

Uomini e donne nuove, infine, hanno vinto a Poggibonsi, con il giovane David Bussagli, sostenuto anche dalla sindaco uscente, Miriana Bucalossi a Colle, sostenuta da Paolo Brogioni, Giacomo Grazi a Torrita, Valeria Agnelli a San Quirico d’Orcia, sostenuta dall’uscente Roberto Rappuoli.

Infine una nota di speranza a Chianciano dove Massimo Rondoni, di lunga militanza nei Ds e Pd e uomo di collegamento tra Comune e Terme ha vinto di gran lunga su Licia Rossi. Forse un piccolo segnale per la città che sembra sempre di più sprofondare nella crisi.

Insomma, tanti volti nuovi (e tante donne) andranno a confrontarsi alle prossime elezioni del 25 maggio per le comunali con il simbolo del Pd e dei suoi alleati di coalizione. Un partito che, primaria dopo primaria, cambia volti, nomi e, speriamo, metodi. Ora non resta che aspettare e vedere se gli sconfitti e i loro sostenitori sosterranno fino in fondo i vincitori (stando alle dichiarazioni a caldo di molti sembrerebbe di sì) e cosa faranno le liste civiche che nei diversi comuni stanno affilando le armi. Il centrodestra in provincia di Siena intanto non è ancora pervenuto.

Ah, s’io fosse fuoco

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