“In lieve ripresa i prezzi pagati agli agricoltori negli ultimi tre mesi, a fronte di un incremento dello 0,9% rispetto alla fine dello scorso anno, per effetto soprattutto della crescita dei listini di ortaggi (+17%) e olio d’oliva (+8%)”. Così il presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, commenta i dati sui prezzi dei prodotti agricoli diffusi dall’Istat.

Difficoltà imprese – “Su base annua, invece, permangono le difficoltà per le imprese, che hanno visto ridursi i prezzi all’origine dell’1,3%. Nonostante la spinta dell’olio d’oliva (+49% i listini sui campi), che però sconta i livelli produttivi dell’ultima campagna scesi ai minimi storici, le flessioni della maggior parte delle altre produzioni -in particolare foraggi, patate, piante industriali e prodotti zootecnici- non hanno consentito un’inversione di tendenza”, ha sottolineato Scanavino.

Del resto, “non dimentichiamoci che veniamo da un anno difficile con i prezzi in caduta di oltre quattro punti percentuali. Permane quindi uno scenario incerto che richiede interventi e misure ‘ad hoc’ per gestire la volatilità dei mercati e mettere gli agricoltori nella condizione di rischiare il meno possibile -ha evidenziato il presidente della Cia-. Ma ciò non basta. Sono sempre di più i casi in cui, per alcuni prodotti, le entrate derivanti dalle vendite degli agricoltori non riescono a coprire neanche i costi sostenuti per realizzarli. In questa prospettiva, se si vogliono trasformare i timidi aumenti dei prezzi agricoli degli ultimi mesi (in particolare di marzo) in una vera e duratura fase di ripresa, sono altrettanto urgenti politiche di filiera che facciano del riequilibrio dei rapporti il loro obiettivo principale”. Un obiettivo, ha concluso Scanavino, che “per essere raggiunto, richiede anche uno sforzo in termini di riorganizzazione, a partire dall’aggregazione della base produttiva e dalla qualificazione dell’offerta sui mercati”.
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