Un quesito all’azienda sanitaria Usl Toscana Nord Ovest per capire se nel previsto aumento dei letti di rianimazione vi sia spazio per un’unità anche sull’Ospedale di Volterra.

E’ quanto sollecitato dal difensore civico della Toscana Sandro Vannini nei giorni scorsi che ha risposto così al quesito che gli avevano posto le quattro associazioni volterrano – SOS Volterra, Difendiamo l’Ospedale, Mamme Alta Val di Cecina e Volterra Infanzia che con la loro protesta, hanno chiesto alla Regione, per mezzo del Consiglio Regionale che la Delibera regionale venisse modificata con applicazione del criterio standard di 0,14 per mille abitanti su singolo presidio ospedaliero a specifico riferimento territoriale, rivedendo con urgenza le dotazioni di posti letto di Terapia Intensiva o Rianimazione e considerandole in riferimento alle aree di pertinenza di ciascun ospedale.  “Volterra è una città che già è isolata e distante dai tre presidi ospedalieri più vicini, quello di riferimento che è Pontedera, Campostaggia e Cecina con collegamenti stradali non veloci soprattutto in caso di maltempo, ma per molti utenti del territorio dell’Alta Val Di Cecina costituisce un punto di arrivo distante decine di chilometri – ha scritto Vannini nella sua risposta – Quindi un paziente che giunge a Volterra ha già spesso percorso molti chilometri e non è detto che si tenti subito il trasporto subito in elisoccorso dal domicilio del medesimo, optando invece per stabilizzarlo prima a Volterra, considerato che peraltro in condizioni meteo avverse Pegaso non può volare”; in secondo luogo – precisa sempre il Difensore civico  “l’emergenza COVID19 ha fatto emergere l’esigenza di potenziare i posti di rianimazione, il Governo ha previsto finanziamenti in tal senso e la logica vorrebbe che – alla luce proprio dell’opportunità di avere ospedali con rianimazioni dedicate ai pazienti COVID e altre ai pazienti non COVID che i letti di rianimazione fossero in strutture diverse e non tutti concentrati nel medesimo presidio ospedaliero, come del resto testimonia il caso della rianimazione di Pontremoli nello stesso territorio dell’Azienda Sanitaria Nord Ovest”. Peraltro tutti i programmi elettorali dei candidati presidenti e tutte le affermazioni anche del Governo centrale hanno riproposto, nel corso della campagna elettorale, l’esigenza di ripensare ai modelli sanitari e a valorizzare e ripensare in questo contesto anche i piccoli ospedali.

“Normalmente avanzerei riserve – spiega ancora Vannini nella sua lettera – perché è purtroppo tragicamente nota alla luce dell’esigenza che durante l’emergenza COVID19 ha reso necessario attrezzare a rianimazioni anche le sale operatorie, la differenza fra rianimatori con competenza specifica su pazienti in condizioni respiratorie critiche e rianimazioni gestite da anestesisti che normalmente monitorano per gli interventi chirurgici un paziente in condizioni stabili. Tuttavia va evidenziato che oltre all’esperienza in questo campo dei sanitari di Volterra (esistono già quattro letti di sub intensiva), l’ospedale confina con il Centro Auxilium Vitae che gestisce proprio criticità e riabilitazione cardiaca e respiratoria: peraltro i pazienti in riabilitazione al Centro Auxilium Vitae possono avere aggravamenti per i quali si rende necessario il ricovero in rianimazione e trasferirli in un altro presidio ospedaliero fuori Volterra porrebbe anche problemi di raccordo nella continuità assistenziale, mentre la presenza di posti un’unità di rianimazione a Volterra la renderebbe possibile”. Senza poi dimenticare la questione legata alla presenza della casa di reclusione e della Rems su Volterra.

“Evidenzio altresì che a Volterra oltre che a una Casa di reclusione è presente una REMS (motivo per il quale la presente è indirizzata anche al Garante dei Diritti delle Persone private della Libertà personale) e che un paziente della REMS che si trovasse a dover essere ricoverato in rianimazione porrebbe una serie di problemi per quanto attiene la sorveglianza e anche per quanto attiene la possibilità per gli psichiatri che lo hanno in carico di seguirlo durante il ricovero, se la rianimazione è altrove, lo stesso dicasi per le criticità per la sorveglianza di un detenuto durante il ricovero se lontano dalla sede ove si trovano le guardie carcerarie. Infine rilevo come, anche se ovviamente a fronte delle priorità sanitarie non possono porsi problemi di spesa, – conclude Vannini – l’Associazione ci riferisce che la Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra si sarebbe resa disponibile a finanziare la creazione dell’Unità di Terapia intensiva”. La parola adesso passa alla Asl.