Rinvio ufficiale del piano di tagli e più tempo ai Comuni per formulare le loro controproposte. È un successo per l’Anci Toscana la decisione presa nelle ultime ore da Poste italiane, che sospende ufficialmente il tanto contestato piano di razionalizzazione degli uffici postali. È scongiurata quindi la scadenza del 13 aprile prossimo, quando solo in Toscana era prevista la chiusura di 64 sedi e il ridimensionamento di 37. È quanto ha comunicato l’Anci Toscana il cui presidente, Sara Biagiotti ha dichiarato: «Siamo soddisfatti: grazie all’impegno di tutti, alla fine è prevalso l’interesse delle comunità e dei territori. In questo tempo potremo ridiscutere un piano unilaterale e sbagliato, irricevibile perché va a colpire territori dove l’ufficio postale è un presidio necessario per la popolazione, soprattutto quella più anziana. Abbiamo vinto una battaglia importante, ora non si deve abbassare la guardia».
La lotta dei comuni toscani contro le chiusure di Poste Dopo una percorso di mobilitazione, che aveva anche portato molti Comuni a presentare ricorso al Tar contro Poste Italiane, lo scorso 13 marzo Anci Toscana, Uncem e Regione Toscana avevano incontrato il responsabile di area territoriale di Poste Italiane per le regioni di Toscana e Umbria, Michele Deiana, al quale era stata ribadita la posizione degli enti locali, che fin da subito avevano ritenuto il piano inaccettabile sia per il metodo che nel merito. In quell’occasione, Poste aveva acconsentito ad una brevissima ‘pausa’ nelle operazioni di dismissione per permettere ai Comuni di presentare in tempi rapidi una proposta alternativa. Nel frattempo, era anche intervenuta la sentenza della sesta sezione del Consiglio di Stato, che ha ribadito come le chiusure degli uffici postali debbano tenere necessariamente conto della dislocazione territoriale e della accessibilità del servizio, che secondo i giudici «non può prescindere dall’effettiva e normale percorribilità delle strade di accesso in termini di reale e conveniente fruibilità da parte dei cittadini». Inoltre le strade non solo devono essere percorribili in condizioni di sicurezza, ma devono essere servite da mezzi pubblici, «in maniera che l’accesso non sia condizionato dalla disponibilità di mezzi privati». Ora la decisione di Poste, che sospende ufficialmente il piano.