Letto, approvato e sottoscritto. Con questa formula notarile con cui si consegnano alla polvere degli archivi chissà quali resoconti, potrei suggellare anche queste pagine. Ma, forse, una noticina dell’autore è richiesta. Non tanto per ‘spiegare’ alcunché, semmai per ‘giustificare’. Innanzitutto. Era poi così necessario affidare a un libro la serie di editorialini che hanno – come primo limite – la corrività e la breve misura imposti da un foglio di giornale? Altri per me (bontà e fatica loro) hanno deciso che poteva valerne la pena. Tantomeno – mi è stato detto – per testimoniare il ‘filo di un discorso’ che da cinque anni, di domenica in domenica e grazie alla redazione di sienalibri, si va sviluppando sul Corriere di Siena in uno spazio che parla di libri o di ciò che ai libri è comunque legato, cioè dell’esistenza umana. Da qui la seconda giustificazione. Ovvero il perché, in tali scritti, si faccia continuamente richiamo alla letteratura, fino a certi eccessi (?) di citazionismo che, credetemi, non sono sfoggio dell’editorialista, ma sua ammirazione (in alcuni casi, vero e proprio culto) verso gli autori menzionati alla bisogna. C’è insomma un insistito ricorso ai libri, perché di questi sono invaghito e perché credo che lì siano racchiusi conoscenza, pensieri, emozioni, memoria e parole dell’universo mondo. Le chiavi di lettura per comprendere la vita. Attorno alla pagina di sienalibri si è così creato anche un pubblico di lettori con i quali esiste uno scambio – sovente esplicito, talvolta indiretto – di idee, di emozioni, di interessi condivisi. È la piccola community del ‘giornale della domenica’ (ecco la ragione del titolo dato al libro). Un’esperienza, dunque, simpatica e quasi riconducibile a una dimensione amicale, che spero riscatti pure la modestia di questi svelti articoli il cui scopo è quello di offrire (condividere) qualche spunto, suggerire, ricordare. Alla maniera di un post-it lasciato su uno specchio di casa in cui riflettono cose, persone, affetti della nostra quotidianità. Esauriti gli argomenti della ‘discolpa’, non ho che da formulare un auspicio: che persino la pochezza di questo libricino trovi sponda nella ragione e nel sentimento di chi, per ventura, l’abbia sfogliato. Magari, costei/costui, saprebbe riscriverlo in maniera assai migliore.