Via libera, in Toscana, all’accoglienza dei richiedenti asilo in famiglia. Dieci mesi dopo la prima richiesta che la Regione aveva inviato al Ministero degli Interni, gli ultimi nodi sono stati sciolti. Il Viminale ha concesso l’autorizzazione, comunicata dieci giorni fa, e la Regione ha firmato nelle scorse ore con la Prefettura, a Firenze, il protocollo d’intesa che ne costituisce la cornice. Così, da oggi sarà riaperto il numero telefonico a cui privati e famiglie, intese in senso anagrafico e disponibili ad accogliere un profugo in casa, potranno rivolgersi. E’ la prima esperienza del genere in Italia estesa ad un intero territorio regionale. Il numero non sarà più quello attivo fino a novembre dello scorso anno, a cui in un paio di mesi si erano rivolti in seicento per mettere a disposizione 250 posti in casa e 200 appartamenti da affittare. Risponde sempre la Regione, ma si dovrà chiamare lo 055.4383030: la prima settimana, fino all’inizio di agosto, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 (il giovedì anche dalle 14 alle 17) ma poi le fasce orarie saranno ampliate.
Una nuova frontiera «Con l’accoglienza in famiglia apriamo una nuova frontiera che rafforza il modello toscano di accoglienza diffusa», sottolinea l’assessore all’Immigrazione della Regione, Vittorio Bugli. Il sistema, aggiunge, «aiuterà anche l’integrazione e la reciproca conoscenza. Infatti il richiedente asilo diventerà un nome, un cognome e un volto: una persona conosciuta che vive nelle comunità, ancora più di oggi. Ora sarà decisivo il coinvolgimento dei Comuni».
I dettagli del protocollo Come funziona la procedura? I locali delle famiglie che si renderanno disponibili dovranno essere verificati per certificare l’adeguatezza della sistemazione: ci penserà la Asl in prima istanza, ma potrebbero essere coinvolti anche i servizi sociali comunali. Dopo il via libera, la famiglia dovrà scegliere l’ente gestore con cui avviare la collaborazione, ovvero uno tra i soggetti, per lo più associazioni e cooperative, che al momento hanno convenzioni in Toscana con le Prefetture per offrire accoglienza ai richiedenti asilo. Quindi, Prefetture e gestori individueranno insieme chi, tra gli ospiti delle strutture toscane, inserire all’interno del nucleo familiare. Un migrante per casa, al massimo due (salvo casi particolari). Non potrà essere inserito in questo progetto chi è appena arrivato in Italia. Quella in famiglia sarà un’accoglienza di secondo e terzo livello: successiva ai centri di accoglienza temporanea, in qualche caso utile dopo un passaggio magari negli Sprar. «Saranno individuati quelli col maggior grado di autonomia e che meglio conoscono l’italiano», inoltre nel protocollo sono stati inseriti due paletti: «L’essere in Italia da almeno sei mesi e l’aver dimostrato un comportamento corretto sono i paletti inseriti nel protocollo». Dell’accoglienza in famiglia ‘usufruirà’ dunque solo una piccola parte degli oramai oltre 9.000 richiedenti asilo ospiti delle tante piccole strutture disseminate nel territorio toscano». Stando al protocollo «le famiglie dovranno pensare al vitto (colazione, pranzo e cena,ndr) e all’alloggio, compresa la pulizia della biancheria». Gli enti gestori continueranno, come ora, ad occuparsi del resto, ovvero corsi di lingua, servizi di accoglienza e pratiche burocratiche. Le Prefetture firmeranno una sorta di contratto con gli enti gestori. Questi, a loro volta, sigleranno un patto di solidarietà con le famiglie. Ci sarà pure un addendum, dove famiglie e gestori specificheranno ulteriori dettagli: la ripartizione, ad esempio, dei 35 euro al giorno erogati per ogni richiedente asilo dall’Unione europea (con il parziale contributo dello Stato). Nel protocollo e patto di solidarietà non è specificato: l’idea, sulla base di una stima dei costi che ciascuno dovrà sobbarcarsi, è di lasciare indicativamente 19 euro al gestore, compresi i 2,5 di pocket money (che è la diaria giornaliera a disposizione dei migranti), e girare alle famiglie i 16 euro che rimangono, che saranno considerati come rimborso spese e dunque non tassabili. L’agenzia delle entrate già si è espressa positivamente al riguardo. Nell’addendum potrebbe finire anche la durata della permanenza del richiedente asilo in famiglia: fermo restando che l’accoglienza potrà interrompersi in qualsiasi momento, l’indicazione sarebbe quella di non meno di tre mesi e non di più di un anno. Per chi deciderà di accogliere un richiedente asilo in casa sarà organizzata una giornata di formazione.