Comparto del pomodoro in grave crisi in Toscana. L’annuncio arriva dal territorio di Grosseto, dove vengono trasformate 150mila delle oltre 200mila tonnellate prodotte annualmente in regione, nello stabilimento di Albinia, dalla società cooperativa agricola Conserve Italia e nello stabilimento di Venturina da Italian Food Spa, mentre 50mila vengono inviate ad altre industrie fuori regione. Quest’anno le piogge di aprile e maggio hanno ridotto del 30 per cento il potenziale produttivo provocando ritardi nel trapianto e rendendo asfittica la coltivazione. Ma questo non è l’unico problema di un comparto che sta sentendo tutti gli effetti della crisi economica e dell’importazione incontrollata dalla Cina. Per questo gli assessori all’agricoltura delle province di Arezzo, Siena, Grosseto, Pisa e Livorno hanno inviato oggi una lettera all’assessore regionale Gianni Salvadori sulla situazione di grave difficoltà che sta vivendo il settore della coltivazione del pomodoro da industria nella campagna di quest’anno. L’assessore allo sviluppo rurale della Provincia di Grosseto, Enzo Rossi, ha espresso forte preoccupazione annunciando l’urgenza di concertare misure straordinarie con la Regione e le altre Province.


Le criticità – “A fronte del drastico calo produttivo che sta colpendo quasi tutte le aziende di coltivatori della Toscana – spiega l’assessore allo sviluppo rurale della Provincia di Grosseto, Enzo Rossi  – in questi giorni arriva un’ulteriore penalizzazione dal mancato rispetto degli accordi contrattuali a suo tempo stipulati dalle associazioni di produttori con l’industria di trasformazione. La collocazione del pomodoro è stata, infatti, definita all’inizio del 2010 attraverso accordi interprofessionali distinti per l’area centro-nord e per l’area sud Italia con un prezzo medio di 70 euro a tonnellata, soggetto ad una possibile decurtazione in base alla qualità della materia prima (grado zuccherino e difetti qualitativi) che può arrivare fino al 35 per cento in meno del valore pattuito in pre-campagna e prevedere l’addebito del costo di trasporto. Sulla base di questi accordi, circa 50mila tonnellate di pomodoro  sono  state contrattate dalle associazioni dei produttori con le industrie del sud Italia. Ma sin dai primi giorni di agosto, quando è iniziata la raccolta, le industrie fuori regione hanno manifestato difficoltà a ritirare il prodotto e hanno applicato la valutazione qualitativa più penalizzante, portando il prezzo a meno della metà di quello pattuito”.“Questa situazione – continua Rossi – sommata a una produzione molto bassa (inferiore a 50 tonnellate a ettaro), sta provocando una perdita secca per i produttori  di oltre 2mila euro ad ettaro. Considerando che il costo di produzione è di 5mila euro ad ettaro a fronte di 1.900 recuperati dalla vendita e 1.100 dal contributo accoppiato, per molti produttori  della costa toscana (Grosseto , Livorno, Pisa)  e della Val di Chiana (Siena, Arezzo) è una perdita di reddito di una entità tale da provocare una profonda crisi economica e finanziaria. La trasformazione a prezzi ridotti, inoltre, sta portando al blocco delle vendite di prodotto finito verso la grande distribuzione mettendo in difficoltà le industrie toscane con ripercussioni negative che si protrarranno fino al 2011”.


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