I polpi aiutano a costruire i futuri robot morbidi, capaci di interagire con l’uomo con delicatezza per aiutarlo in casa, nelle industrie o negli ospedali. I segreti che rendono i tentacoli flessibili e le ventose efficienti sono stati osservati per la prima volta con uno microscopio elettronico raffreddato a -180 gradi, per essere riprodotti nelle macchine. Lo stanno facendo in collaborazione Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova. L’obiettivo è «descrivere quello che l’evoluzione ha differenziato nel tempo e per cercare di riprodurlo in dispositivi robotici», ha detto Antonio Minnocci, dei BioLabs dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Sant’Anna, che lavora al progetto insieme a Luca Sebastiani, dello stesso laboratorio, Cecilia Laschi e Matteo Cianchetti, entrambi dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, e Barbara Mazzolai, del Centro di Micro-BioRobotica dell’Iit (Cmbr-Iit). La ricerca è condotta nell’ambito del progetto europeo “Octopus”, co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma sulle Tecnologie emergenti, e coordinato da Laschi.
Il segreto dei tentacoli I risultati, pubblicati sulla rivista Microscopy Research and Technique, descrivono la struttura dei tentacoli e delle ventose del polpo Octopus vulgaris. Osservare i dettagli è stato possibile con i microscopi elettronici che lavorano a temperature bassissime e permettono di analizzare i campioni nel loro stato naturale idratato. Per questo i ricercatori sono riusciti a vedere come, lungo i tentacoli, sono distribuiti i pori che permettono di assorbire l’ossigeno. Hanno anche osservato la struttura in 3D dei fasci muscolari che avvolgono il cordone nervoso centrale e descritto il meccanismo con cui si rinnovano le cellule della parte piu’ esterna delle ventose, che entra in contatto con le superfici. Sulla superficie delle ventose, i ricercatori hanno studiato i minuscoli rilievi a forma di cupola che la rivestono e ne hanno osservato i pori, delle dimensioni di 100 miliardesimi di metro (nanometri), con i canali che mettono le terminazioni nervose in contatto con l’acqua di mare.