Il 17 febbraio sindacati e lavoratori vorranno una risposta chiara dal Governo sul futuro della Lucchini di Piombino, polo siderurgico di rilevanza nazionale. E proprio per la sua importanza il sito produttivo va difeso e al Governo nazionale Regione ed Enti locali chiedono un’attenzione e un impegno pari almeno a quelli profusi per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, in Sicilia, o per l’Alitalia. La questione è stata affrontata oggi a Firenze: prima con un incontro tra i vertici della Regione, il Comune di Piombino e la Provincia di Livorno. E poi un’ora più tardi, sempre nelle stesse stanze del Consiglio regionale, a Palazzo Panciatichi, con i sindacati e una delegazione dei lavoratori della Lucchini.


Il polo siderurgico – Si tratta del secondo polo siderurgico italiano, con una storia radicata alle spalle. E lo stabilimento di Piombino – 650 ettari di territorio occupato, 35-40 anni l’età media degli operai – conta da solo circa duemila dipendenti e almeno un altro migliaio in ditte che lavorano per lo stabilimento o nell’indotto. Più di quanti ne siano occupati a Termini Imerese. Fino a poco tempo fa si parlava di sviluppo e di ampliamenti per lo stabilimento di Piombino. Poi all’improvviso Severstal, il gruppo russo del magnate Mordashov che detiene l’80 per cento delle azioni della Lucchini acquistate appena nel 2005, ha annunciato di voler mettere sul mercato l’intero suo pacchetto. Da subito. Senza spiegazioni. Il problema non è la vendita, commentano Regione e Enti locali ma la vendita al buio: senza trattative, senza che si intraveda ad oggi un possibile acquirente e senza capire quale disegno strategico si voglia perseguire.


Il ruolo del Governo – La Regione farà la sua parte. Ma occorre che anche il Governo nazionale  faccia sentire il suo peso ed entri in campo. E non può essere sufficiente un rinvio della questione o una sospensione della vendita: il problema va affrontato valutando le prospettive e gli scenari futuri, con una seria strategia nazionale per la siderurgia.  Il 17 febbraio  lavoratori, sindacati e Regione saranno a Roma, al  Ministero delle attività produttive per ottenere risposte chiare.


Firenze