Era il 13 dicembre 1998, era la rete di Batistuta. La storia è bella perché si rinnova e trova sempre nuovi eventi da consegnare agli annali. Ed oggi, la nuova data che resterà indelebilmente impressa nella mente e nei cuori dei tifosi viola sarà il 20 ottobre 2013, giorno del 4-2 rifilato alla Juventus da Pepito Rossi e compagni. Una vittoria e un poker servito di rimonta. Un successo capace di annichilire i bianconeri due volte campioni d’Italia come mai era successo durante la gestione di Antonio Conte che, per citare la nota imitazione di Maurizio Crozza, deve inchinarsi e fare “chapeau” di fronte alla prova di orgoglio e di cuore dei ragazzi di Montella ormai diventati grandi.
Quattro fucilate contro le mitragliette «È stato un pugno in faccia», ha detto il tecnico bianconero al termine dell’incontro riconoscendo i meriti dei viola che, dal canto loro, hanno risposto con «quattro fucilate» (Andrea Della Valle, cit.) alle tanto irrisorie quanto effimere mitragliette di Tevez e Drogba dopo i rispettivi gol. Un gesto quasi eretico, quello dei due bianconeri, fatto per di più nel tempio di Batistuta che effettivamente non poteva rimanere impunita. Forse è proprio lì che è scattata la veemente reazione dei gigliati nel secondo tempo.
La Fiorentina di Pepito È stata anche la partita di Giuseppe Rossi, autore di una splendida tripletta. Questa è, a tutti gli effetti, la Fiorentina di Pepito. Un po’ come quella del ’98 aveva come leader carismatico e tecnico Bastigol. Il successo e la rimonta della Fiorentina si sono concretizzate in un quarto d’ora di pura estasi per il pubblico di fede viola. Di pura follia invece per una Juve incapace di reagire alla crescente pressione dei padroni di casa. Rossi non era al meglio, aveva manifestato evidenti problemi alla schiena nel primo tempo ma ha stretto i denti ed è stato ripagato. La tripletta, complici anche le difficoltà di un Buffon non apparso al meglio, è solo il coronamento di una prova da trascinatore vero. Soprattutto a livello mentale. E quel pugno battuto sul cuore dopo la trasformazione dei rigore del 2-1 è una dichiarazione d’amore a Firenze, al pari della corsa sotto la Fiesole dopo la rete del definitivo 4-2, interrotta solo dagli abbracci dei compagni.
Dove possono arrivare adesso i viola? “La Fiorentina lancia la Roma in fuga”, hanno detto molti commentatori. In realtà, la Viola lancia se stessa perché il successo contro la Vecchia Signora, per come è arrivato poi, è un guanto di sfida lanciato a tutta la Serie A. Nel 1998, la Fiorentina di Batistuta rischiò di inserirsi nella lotta a due tra Milan e Lazio per la vittoria dello scudetto. Forse è presto per fare proclami di questo tipo e sicuramente non è questo uno stile gradito al tecnico viola Vincenzo Montella. Però una cosa è certa: con l’Aeroplanino in panchina, Firenze vola in alto e sogna in grande. L’affermazione sulla Juventus, del resto, è da grande squadra. La lezione è chiara per tutti: per arrivare fino in fondo si dovranno fare i conti con i viola.