Nella sede della Regione Toscana di Palazzo Sacrati Strozzi a Firenze si continua a lavorare per tenere aperti tutti i cinquantanove uffici postali di cui era stata annunciata la chiusura, compresi i diciassette che nel frattempo hanno tirato giù i battenti, e non solo i quarantadue per cui il Tar, a cui si erano rivolti i Comuni, ha imposto una sospensiva. Questa mattina c’è stato un nuovo incontro tra Poste e Regione, dopo quello della scorsa settimana. Erano presenti anche i rappresentanti dell’Anci, l’associazione dei Comuni toscani, e il caposegreteria del sottosegretario Antonello Giacomelli, Alessio Beltrame. Un terzo incontro è stato messo in calendario a breve.
Negli uffici postali anche altri servizi La riunione è servita ad esaminare nel concreto, numeri alla mano, servizi che potrebbero essere gestiti da Poste e far aumentare il volume di affari degli sportelli, a costo zero per la Regione e per le amministrazioni locali. «E’ l’ipotesi scaturita dagli ultimi incontri e su cui stiamo lavorando, su suggerimento anche del sottosegretario Giacomelli» ha spiegato il presidente della Toscana, Enrico Rossi. Una delle idee è quella di offrire a Poste la possibilità di vendere nei propri uffici biglietti ed abbonamenti per treni e bus, come oggi fanno tabacchi, bar e in qualche caso anche supermercati. Il tutto, naturalmente, previo accordo con le aziende di trasporto. Altre ipotesi sotto osservazione riguardano servizi legati a prestazioni sanitarie. «Apprezzo che nei diciassette uffici già chiusi Poste non abbia ancora disdetto i contratti di affitto – ha sottolineato ancora Rossi -: vuol dire che c’è ancora la volontà di tenere una porta aperta. Il risultato per cui stiamo lavorando mi sembra vincente per tutti: per Poste che potrà aumentare il proprio volume di affari, per la Regione che vedrà garantito un miglior funzionamento della pubblica amministrazione e per il cittadino che non si vedrà chiudere l’ufficio postale e vedrà aumentare i servizi offerti. Negli ultimi anni ci siamo trovati di fronte a ripetuti piani di razionalizzazione degli uffici postali. Il modello che proviamo a mettere ora in campo potrebbe essere risolutivo e scongiurare anche eventuali e possibili chiusure future».
Cenni: «E’ fondamentale che giungano risposte certe» Sul tema è intervenuta nelle ultime ore anche Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera, in un’interrogazione presentata all’indirizzo del Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi e del Ministro dell’economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, sottoscritta dal capogruppo in commissione infrastrutture e trasporti, Mario Tullo, e da decine di parlamentari del Pd. «Dopo i pronunciamenti dei Tar di Lazio, Friuli che hanno già osservato la necessità di mantenere un pubblico servizio, nonché del Tar Toscana – ha spiegato Cenni – che nella nostra regione ha sospeso, su ricorso delle amministrazioni comunali, la chiusura in 27 comuni, rinviando la sua decisione definitiva, e dopo le indicazioni delle autorità nazionali competenti, come Agcom e Consiglio di Stato, abbiamo chiesto al Governo di sapere quali siano le sue valutazioni, come ritiene di intervenire, e se intende anche rivedere alcuni punti del contratto di servizio siglato con Poste Italiane. «E’ importante che già si siano svolti alcuni incontri, come quello tenutosi presso la Presidenza della Regione – ha proseguito Cenni – ma è fondamentale che giungano alcune risposte certe utili ai piccoli comuni e alle aree marginali e rurali del nostro Pese, dove oggi il servizio postale rappresenta un insostituibile, e spesso l’unico presidio di carattere finanziario per anziani, famiglie e imprese. Tutti siamo consapevoli delle necessità di razionalizzazione di Poste, ma è impensabile non tener conto delle esigenze degli utenti e dei residenti nelle aree montane, marginali e rurali e per questo occorre che ogni decisione venga assunta attraverso un confronto con le istituzioni locali e regionali».