Calata finalmente la polvere della polemica (tristissima) sulla nomina di sette direttori stranieri alla guida dei principali musei nazionali, possiamo finalmente concentrarci sulla questione vera: la capacità di saper fare di ciascun museo un luogo di conservazione delle opere d’arte e di produzione culturale, capace di attirare ed accogliere in modo adeguato coloro che vivono su un territorio o che lo visitano come turisti.
Compiti complessi, che per essere svolti al meglio non possono essere certamente caricati sulle spalle di una singola istituzione culturale, né tanto meno su quelle di un singolo direttore, magari costretto a combattere in primo luogo – come sempre avviene quando si vogliono introdurre novità – con la resistenza e lo spirito di conservazione del proprio personale.Serve invece un impegno condiviso ed ampio, che coinvolga altri soggetti, a partire dalle amministrazioni pubbliche, se non altro perché rappresentanti e garanti di una comunità di persone.
Credo che Pisa possa rappresentare in questo senso un laboratorio, per la qualità e caratteristiche dei tanti musei che già ospita (Palazzo Reale, San Matteo, Palazzo Lanfranchi, Strumenti per il calcolo, Sinopie, sistema museale dell’Università, Domus mazziniana), di quelli che verranno (Navi antiche agli Arsenali medicei, nuovo Museo dell’Opera del Duomo) e delle importanti sedi espositive (Palazzo Blu, Opera Primaziale) ed istituzioni culturali (Scuola Normale, Sant’Anna, Domus galileiana). Una città come Pisa, proprio in questi giorni candidata di città capitale italiana della cultura 2016/2017, non si può assolutamente permettere di lasciare ad ogni singolo soggetto di svolgere il proprio compito in solitudine, senza elaborare, nel rispetto dei ruoli e della autonomia di ciascuno, naturalmente, un quadro di riferimento generale che sappia appunto costruire una politica di città basata su conservazione delle opere d’arte, produzione del sapere ed una capacità attrattiva basata appunto su questa ricchezza straordinaria.
Una candidatura a capitale della cultura ha senso, proprio se è basata su un ambizioso progetto di questo genere, capace di trasmettere idee di una visione generale di un’intera città che sa trovare identità e respiro attorno al proprio patrimonio museale e divenire così un modello a livello nazionale.