Mps ha chiuso il 2019 con una perdita di 1,033 miliardi di euro, a fronte dell’utile di 279 milioni realizzato lo scorso anno. Sul risultato, si legge in una nota, pesa la svalutazione per 1,2 miliardi di euro delle Dta (attività fiscali differite). L’utile netto operativo è stato di 323 milioni di euro, in crescita del 3,3% mentre l’utile ante imposte è stato di 53 milioni a fronte di una perdita di 109 milioni nel 2018. La gestione ordinaria di Mps ha prodotto nel corso del 2019 un risultato operativo netto di 323 milioni di euro, in crescita del 3,3% rispetto al 2018. La banca, emerge dalla nota sui conti, è riuscita a contenere il calo dei ricavi, attestatisi a 3,22 miliardi di euro, al 2% «nonostante i vincoli del piano di ristrutturazione» mentre ha ridotto i costi del 2,6% a 2,29 miliardi e le rettifiche per deterioramento di attività del 2,2% a 611 milioni. Tra i ricavi si segnala il calo del 13,9% del margine di interesse, a quota 1,5 miliardi, e quello del 4,8% delle commissioni, a 1,45 miliardi, parzialmente compensati dai ricavi della gestione finanziaria, saliti a 353 milioni di euro, grazie alla rivalutazione delle quote in Sorgenia e Tirreno Power, del maggior contributo derivante dall’attività di negoziazione e di utili da cessione di titoli, prevalentemente governativi. Il quarto trimestre si è chiuso con una perdita ante imposte di 39,6 milioni di euro, salita a 1,22 miliardi a causa della svalutazione delle dta legata alla reintroduzione dell’incentivo Ace con la finanziaria.
Npl e immobili «La banca continuerà ad esplorare ogni possibile strada per ridurre ulteriormente il livello dell’npe lordo», cioè il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale dei crediti, indipendentemente dal fatto che l’istituto senese ha raggiunto con due anni di anticipo l’obiettivo di riduzione previsto dal piano di ristrutturazione. Lo ha detto l’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, in conference call con gli analisti. Mps deciderà a chi vendere i suoi immobili di pregio «entro la fine della prossima settimana» dopo aver ricevuto «offerte vincolanti» da due soggetti, che la stampa ha identificato nei fondi Blackstone e Ardian. Sul portafoglio c’è stato «molto interesse», ha detto Marco Morelli in conference call, e si è deciso quindi di avviare «un altro round di discussioni» con i due fondi, che si concluderà nei prossimi giorni. «La valutazione del nostro portafoglio è ben al di sopra del valore di bilancio», ha concluso Morelli lasciando intendere che la vendita si chiuderà con una plusvalenza per la banca. «Ci sono discussioni in corso tra il Tesoro e la Commissione europea, è qualcosa che conduce il Tesoro, in questo rispetto è giusto dire che la banca sta aspettando un forma di indicazione allo scopo di valutare che transazione sugli npl, diversa da quella nei nostri piani attuali, può essere fatta». Ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli, parlando della possibile cessione di una decina di miliardi di npl ad Amco, oggetto di trattative tra il governo italiano e la Ue
Morelli: «Un altro passo in avanti» Per l’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, i risultati raggiunti dalla banca nel 2019 rappresentano «un altro passo avanti» verso il rilancio commerciale mentre il lavoro fatto nel triennio in esecuzione del piano di ristrutturazione ha permesso di «recuperare la credibilità e ridare dignità» alla banca e al suo personale. «Tutto può essere fatto meglio, tutti possono raggiungere risultati migliori ma detto ciò sui punti chiave e sugli elementi negativi di partenza nei tre anni abbiamo fatto ciò che doveva essere fatto e forse anche meglio» ha detto Morelli, sottolineando i progressi su capitale, liquidità, riduzione npl, attività commerciale e taglio dei costi. «Il nostro personale – ha sottolineato in conference call – ha fatto un grande lavoro per dimostrare che, nonostante un contesto macro in deterioramento e le stringenti previsioni del piano ristrutturazione, Mps è stata in grado di stare nel mercato, di aumentare i prestiti ai cliente chiave, di consolidare il livello dei depositi commerciali e degli asset in gestione e andare avanti con passo più spedito nel mantra del rilancio del business». Allo stesso tempo la banca ha fatto progressi «nella riduzione del costo del credito, nell’aumento delle coperture sui crediti deteriorati, nella riduzione del loro stock» e ha dimostrato, con le emissioni obbligazionarie del 2019, «di essere in grado di finanziare il business nel mercato istituzionale meglio che negli altri anni».