rifiutiUna app a disposizione dei Carabinieri e del Corpo forestale dello Stato, che smaschera il traffico illecito di rifiuti, tracciando in diretta l’intero percorso del materiale dal produttore sino all’impianto di smaltimento. Il tutto partendo da una foto della targa del mezzo che trasporta i rifiuti. È il risultato del protocollo d’intesa firmato dalla Camera di Commercio di Firenze, la Procura fiorentina, l’Albo gestori ambientali, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Firenze e di Grosseto, il Corpo forestale dello Stato e Arpat.

Accesso immediatoa  banca dati Mud Grazie a questa novità, Procura, Carabinieri, Arpat e Forestale avranno un accesso immediato e senza restrizioni alla banca dati Mud (Modello unico di dichiarazione ambientale), che permette di certificare il flusso dei rifiuti per tipologie e quantita’ dichiarate. Cosa che finora si faceva solo a posteriori. Adesso, invece, gli operatori della Forestale, cosi’ come gli uomini dell’Arma potranno risalire in tempo reale, dalla foto della targa del veicolo esaminato, alle informazioni sulle autorizzazioni rilasciate al singolo trasportatore. Tutto merito dell’applicazione che e’ stata pensata dalla Camera di Commercio fiorentina e realizzata dalla societa’ camerale Ecocerved. Ma merito anche dell’eguale accesso senza vincoli alla banca dati dell’Albo nazionale dei gestori ambientali, che raccoglie appunto i nulla osta e le autorizzazioni rilasciate. Per capire la portata dell’iniziativa, bisogna far riferimento alle cifre degli iscritti all’albo: sono 160.000 in tutto il Paese, di cui 15.604 che operano in Toscana.

Bassilichi: «Iniziativa di grande praticità» «L’app serve a velocizzare a identificare i soggetti che trasportano i rifiuti e a capire che tipo di documentazione ci sia alle spalle del singolo viaggio» ha spiegato il Procuratore Capo di Firenze, Giuseppe Creazzo. Per il presidente della Cciaa di Firenze Leonardo Bassilichi, si tratta di una «iniziativa di grande praticita’. Vogliamo- ha spiegato- da una parte qualcosa di digitale che serva alla prevenzione, dall’altra che non ci siano controlli invasivi sulle imprese». D’altronde, ha garantito, «tutto quello che posso dare nel mondo Big data sono disponibile a metterlo. Chiedero’ di non essere invasivi, nella misura in cui si possa non esserlo, perche’ significa risparmiare tempo. Alcune imprese immagino non saranno contente, ma spero di farne felici tante altre».

Articolo precedenteNove racconti per interrogarsi sul passato di tutti
Articolo successivoPromozione social. Gli igers italiani si incontrano ad Arezzo. «Obiettivo 5mila scatti in 3 giorni»