La Diocesi di Grosseto dovrà pagare 8600 euro di Ici al Comune di Scarlino per un terreno di proprietà della stessa Curia. Lo ha stabilito la Commissione tributaria regionale che ha accolto il ricorso presentato dall'Amministrazione municipale con la quale si chiedeva il pagamento dell'imposta per un terreno che il Regolamento urbanistico del Comune aveva trasformato in edificabile prevedendo la possibilità di realizzare 6 mila metri cubi per la costruzione di case per vacanze in una struttura dotata anche di piscina e campo da tennis. La previsione fu adottata nel 2002 e il Comune chiese alla Diocesi il pagamento dell'Ici al quale, però, la Chiesa si oppose vincendo il primo grado di fronte alla Commissione tributaria regionale. Il sindaco, quindi, presentò appello a quella regionale che ha ribaltato la decisione disponendo il pagamento di 8600 euro e contro questa decisione la Curia non si e' opposta. Una notizia che potrebbe creare un precedente se è vero che, anche nella discussione dell’attuale Manovra, il tormentone del pagamento dell’Ici da parte della Chiesa cattolica è stato tema all’ordine del giorno.
Il Pd in campo per far pagare l’Ici alla Chiesa cattolica. Con una mozione presentata dai deputati Stefano Esposito e Paola Concia e sottoscritta da altri 20 deputati del Pd, una folta rappresentanza del partito di Pier Luigi Bersani aveva chiesto ufficialmente che il patrimonio immobiliare della Chiesa Cattolica contribuisse al gettito della manovra economica in un momento in cui sono chiamati a farlo le famiglie italiane.
La posizione della Chiesa Cinque giorni fa proprio la Chiesa, per voce del presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco aveva detto che non ha pregiudiziali per ragionare su alcune precisazioni in merito all'applicazione dell'imposta Ici sugli immobili di sua proprietà e degli enti religiosi. «Per quanto riguarda eventuali punti della legge – riferendosi alla discussione sulla Manovra – che avessero bisogno di qualche puntualizzazione o precisazione, non ci sono pregiudiziali da parte nostra per poter fare queste precisazioni nelle sedi opportune», aveva detto il porporato. «Com’è noto – ha aggiunto Bagnasco – il Concordato prevede un particolare riconoscimento del valore sociale delle attività degli enti no profit, tra cui la Chiesa cattolica e, quindi, anche di quegli ambienti che vengono utilizzati per specifiche finalità. Bisogna aggiungere che laddove si verificasse qualche inadempienza, auspichiamo che ci sia l’accertamento e l’assunzione conseguente come è giusto per tutti».
La questione Ici La partita intorno al pagamento dell’Ici si gioca da quasi vent’anni. E tanto accanimento ha una spiegazione semplice: secondo i calcoli molto prudenziali messi a punto dai Comuni, la posta in palio (cioè i soldi che gli enti ecclesiastici risparmiano) vale 700 milioni l’anno. Il patrimonio immobiliare della Chiesa ammonta a circa 50.000 edifici, 30.000 dei quali senza finalità di culto. Oggi, in base alle regole vigenti, la Chiesa deve pagare l'ICI sugli immobili, a meno che essi non abbiano esclusivamente finalità commerciali. A stabilire, di volta in volta, se un immobile abbia esclusivamente finalità commerciali, sono i Comuni e le Commissioni tributarie. Ed è proprio nel corso di queste procedure di accertamento che i pochi tentativi dei Comuni di far pagare l'ICI anche alla Chiesa s'infrangono sui no delle Commissioni tributarie. Questa volta non a Scarlino.