«La decisione dell'assemblea territoriale del Partito Democratico di Siena di non accettare la mia candidatura alla segreteria del Partito, dimostra ancora una volta l'atteggiamento di chiusura del PD senese ad ogni tentativo di dialettica e confronto interno». A sostenerlo è Alessandro Piccini, ex presidente del Consiglio Comunale che, nonostante la decisione presa dalla Commissione provinciale di garanzia del Pd di sospenderlo dagli incarichi nel partito, insieme agli altri “ribelli”, ieri aveva annunciato la sua candidatura, poi respinta. Mentre, all’indomani dell’elezione di Niccolò Guicciardini a segretario provinciale del Pd con il 96,38 per cento dei consensi (leggi), i firmatari della candidatura di Piccini denunciano il non voto di metà del partito, una scelta che di fatto ha «azzoppato sul nascere la nomina di Guicciardini nel momento in cui tutta la provincia di Siena avrebbe bisogno invece di un partito forte, propositivo, aperto e plurale».
 
Denuncia di un sopruso «Motivare l'esclusione per la sospensione comminata dalla Commissione di garanzia Comunale per le vicende legate alle dimissioni del sindaco di Siena è da ritenersi un vero sopruso: si parla infatti si sospensione "da ogni attività e incarico di Partito", mentre l'assemblea è un organo eletto da parte degli iscritti. E' chiaro – conclude Piccini – l'intento di dimostrare che nel PD senese non esiste e non deve esistere nessuna voce fuori dal coro per non disturbare un gruppo ristretto ormai chiuso in se stesso a difendere le briciole di un potere che non esiste più. Il PD senese non ha niente a che vedere con quello che abbiamo tentato di costruire all'inizio».
 
Nomina zoppa «Chi vuole sostituire il confronto con le epurazioni, chi utilizza le sospensioni per impedire che ci siano più candidati rischia di danneggiare irrimediabilmente il Partito Democratico – ha aggiunto Piccini -. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: metà PD non ha sostenuto il nuovo segretario, azzoppando sul nascere la sua nomina nel momento in cui tutta la provincia di Siena avrebbe bisogno invece di un partito forte, propositivo, aperto e plurale».  E’ quanto sostengono in una nota i firmatari della candidatura di Alessandro Piccini a segretario provinciale del PD di Siena, commentando i dati dei verbali in occasione del voto dell’assemblea provinciale. “Su 406 aventi diritto al voto – fanno notare – hanno partecipato alla votazione solo in 263. Di questi, si sono espressi a favore di Guicciardini in 213, gli astenuti sono stati 41, i contrari 8, un voto è risultato nullo».
 
Smentito il plebiscito bulgaro Secondo i firmatari di Piccini, quindi, «I dati sono chiari: circa la metà del partito ha voluto esprimere il proprio disagio o non partecipando al voto, oppure esprimendo un parere di astensione e contrarietà. Non c’è stato nessun plebiscito bulgaro. Certamente la decisione forzata di escludere la candidatura di Piccini non ha aiutato. A questo punto il segnale di disaffezione che arriva è chiaro – concludono gli esponenti democratici – ed è evidente quanto sia diffusa la stanchezza nei confronti di scelte imposte, diktat e operazioni non condivise».