Tra fischi e mordacchia. Il Pd pare in mezzo a questo guado. I primi, rumorosi e inattesi, sono quelli che giovedì mattina sono esplosi a Firenze nel momento in cui il direttore di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, rivolgendosi alla platea di propri iscritti, ha annunciato l’adesione dell’associazione nazionale al Si al referendum. Sette, forse ottomila agricoltori, riuniti con la scusa di parlare dei problemi dell’agricoltura e improvvisamente trasformati in platea sbandierante per l’arrivo del caro Premier. Ma alla dichiarazione, annunciata anche davanti ad un centinaio di sindaci invitati da tutta la Toscana con tanto di fascia tricolore, inatteso, è venuto giù il Mandela forum. I presenti, infatti, avevano realizzato di essere lì solo non per parlare dei loro problemi ma per fare da cornice alla campagna elettorale del Governo. E tantissimi agricoltori non ci hanno pensato due volte a fischiare.

trapGià, perché il fischio, ormai, pare essere l’ultimo strumento del dissenso. Oltre al voto. E nessuno può impedire ad una persona di far passare rapidamente aria nei polmoni e farla uscire con un suono acuto e prolungato dalle labbra semichiuse fino ad emettere quel sibilo fastidioso alle orecchie dei potenti. Con un fischio sono state interrotte carriere brillanti. A Luciano Pavarotti ne bastò una salva per comprendere che la sua carriera nella lirica era finita e si diede al pop. Nello sport i fischi sono una forma di dissenso molto usata per denigrare gli avversari, ma anche in politica non mancano gli esempi, più o meno illustri. Quelli ascoltati da Matteo Renzi l’altro giorno, dunque, non sono i primi e forse nemmeno gli ultimi. Chi ricopre un ruolo pubblico deve metterli nel conto. Peccato, però, che quei fischi non li abbiano ascoltati i cittadini italiani che non potevano essere in quel palazzetto. I telegiornali nazionali si sono guardati bene dal mandarli in onda. Hanno preferito mettere la mordacchia ai microfoni. Ma per fortuna i fischi continuano a viaggiare, in semiclandestinità, nella Rete e in qualche, coraggiosa, emittente privata.

Chi, invece, non sente ancora i fischi ma li teme pare sia il sindaco di Torrita di Siena, Giacomo Grazi, renziano della prima ora, impegnato in una operazione di fusione con il contermine Montepulciano. Come accaduto all’inossidabile Gismundo di Coldiretti, i due sindaci, più il partito Democratico a tutti i livelli, compresi i vertici regionali, avevano pensato a poco più che una passeggiata d’onore tra gli applausi e gli evviva dei rispettivi cittadini. Un bell’annuncio di fusione, anzi una “fusione modello” come l’aveva definita l’onorevole Dario Parrini, renziano della prima ora. E per motivarne la scelta, qualche sera fa, hanno chiamato tutto il gotha democratico, compresi i consiglieri regionali Stefano Scaramelli, renziano della prima ora, al capogruppo Pd in Consiglio Regionale, Leonardo Marras, renziano della seconda ora. A fare da cornice anche esponenti del Psi, alleati al Pd nei due Comuni. Tutti a lodare il “percorso di partecipazione dal basso”.

Peccato che l’intera operazione, compresa la loro “partecipazione dal basso” forse, non prevede dissensi critici né tantomeno agguerriti, come sta avvenendo da qualche giorno a questa parte a Torrita di Siena, dove un comitato di cittadini di ogni estrazione politica sta dando battaglia per spiegare le ragioni per il mantenimento del Comune. E allora il sindaco renziano pensa bene di invocare l’aiuto del maresciallo della locale stazione dei Carabinieri e fa un esposto, sostenendo che quei suoi concittadini stanno raccogliendo firme con l’inganno mentre, secondo lui, anziani vecchietti sarebbero raggirati nel firmare una petizione.

“Sono venuto a conoscenza che per la via Grosseto del nostro paese è stata svolta un’attività di racoclta firme, dove una donna così descritta: di anni 50-55 circa, corporatura esile, alta m. 1,55 circa e capelli biondi, indossava occhiali da vista, suonando ai campanelli dei residenti contattava iu rispettivi abitanti, facendoli firmare un documento con la falsa e tendenziosa affermazione: Signora venga a firmare per non far chiudere il Comune. Così traendo in inganno gli anziani e cittadini meno informati”.

scolds-bridle2_anticataOra se non è proprio una mordacchia le somiglia molto. Come può, infatti, un Sindaco denunziare una propria concittadina mettendola al pari di un qualunque maramaldo che entra nelle case per truffare gli anziani? Mai nella lotta politica si era arrivati a tanto, almeno dalle nostre parti. Pertanto sarebbe bene che qualcuno (magari la segretaria provinciale del Pd Silvana Micheli, che è proprio di Torrita) spiegasse al signor Sindaco che il confronto politico si fa nelle sedi giuste e con gli argomenti, non certo in una caserma. Anche perché se i cittadini dovessero rivolgersi all’Arma ogni volta che in politica o in campagna elettorale sentono qualcosa di appena “falso o tendenzioso” sarebbe una raccolta continua di denunce. Come i manifesti affissi sui muri delle nostre città in questi giorni che invitano a votare Si al referendum “se vuoi diminuire il peso dei politici” oppure se “vuoi ridurre i costi delle Regioni”. Oppure le giravolte cui ci sta abituando Renzi ne sono una prova ormai certa (basta pensare al ponte sullo Stretto).

Fa bene, dunque, il comitato a non arretrare e ad annunciare battaglia “con determinazione, trasparenza e coerenza, vere, nell’informare i cittadini”. Il potere, di qualunque colore esso sia, quando è in difficoltà cerca la mordacchia. E non è vero che al popolo non resta altro che fischiare. Può interessarsi alla cosa pubblica e votare. Di questi tempi c’è niente di più sovversivo?

Ah, s’io fosse fuoco