Una storia che si ripete e una storia dalla quale non si riesce ad imparare. Primarie che portano ad una nuova spaccatura all’interno del Partito Democratico. E’ quanto avvenuto a Pistoia dove 140 militanti hanno restituito la tessera in polemica con i vertici locali del partito. Il tutto a qualche settimana dalle elezioni comunali di maggio e proprio alla vigilia della visita da parte del segretario nazionale Pierluigi Bersani
 
Alla base dell’abbandono «Motivo della nostra decisione – si legge in una nota dei 140 militanti – è il trattamento da noi subito, come minoranza interna al Pd pistoiese e come sostenitori di Roberto Bartoli, da parte della maggioranza uscita dall'ultimo congresso e dalle stesse primarie».
I sostenitori di Bartoli che hanno deciso di lasciare il partito denunciano in particolare il comportamento del segretario comunale Paolo Brunie del segretario provinciale Marco Niccolai, accusandoli di essere venuti meno ripetutamente al loro ruolo di garanti e di coordinatori dell'intero partito.
 
Primarie e conseguenze secondarie Roberto Bartoli è arrivato secondo alle primarie del centrosinistra, vinte dal compagno di partito Samuele Bertinelli. Al momento della composizione delle liste per il consiglio comunale, Bartoli è stato escluso. In un primo momento ha pensato di correre con una sua lista civica, poi ha desistito, ma ha lasciato il Pd ed è stato seguito ieri in questa sua azione da 140 militanti.
 
Le prime reazioni del Pd locale «Apprendiamo con dispiacere che alcuni iscritti lasciano il partito e li invitiamo a riconsiderare la loro decisione – hanno scritto in una nota congiunta Marco Niccolai, segretario provinciale e Paolo Bruni, segretario comunale del Pd di Pistoia -. Non conosciamo, allo stato, i nominativi di molti di loro mentre dei venti firmatari, per completezza di informazione, corre l'obbligo di ricordare che alcuni di essi si sono iscritti a dicembre 2011, immaginiamo dunque principalmente per supportare la candidatura di Roberto Bartoli, mentre altri non sono più iscritti da anni»
 
I vertici regionali condannano i 140 militanti «Ritengo sbagliata la scelta di quei 140 iscritti che hanno deciso di lasciare il partito di Pistoia – ha affermato il segretario regionale del Pd della Toscana Andrea Manciulli-. E' sbagliato in primo luogo perchè avviene nel pieno della campagna elettorale, che dovrebbe vedere tutti, non soltanto gli iscritti ma anche i simpatizzanti, protesi e concentrati a vincere le elezioni del 6 e 7 maggio prossimi. Elezioni che sono importanti non solo per Pistoia ma per tutto il Paese. In secondo luogo perchè lasciare un partito è un gesto estremo che non mi pare giustificato in questa circostanza: qualsiasi siano le ragioni che si portano, anche quando ve ne sono, vanno poste nei termini e nei momenti opportuni. E’ più giusto aprire una discussione all'interno del partito in una fase successiva al voto nelle sedi e negli organismi preposti. Decidere da subito di non affrontare questa discussione interna e' sbagliato e invito quindi tutti quegli iscritti a ripensarci e impegnarsi in questa campagna elettorale per riservare le loro riflessioni alla fase che si aprirà in seguito, come si fa in tutti i partiti che si rispettino».
 
I vertici nazionali preoccupati per l’impotenza dei dirigenti Sul panorama nazionale di partito ad intervenire sulla spinosa questione, in attesa della visita di Bersani, è il vicepresidente del Senato Vannino Chiti: «Ritengo sinceramente sbagliata la scelta dei 140 iscritti, non solo per il momento nel quale avviene cioè nella imminenza di un difficile confronto elettorale per il comune di Pistoia, ma anche perchè suona come rinuncia a condurre una battaglia nel Pd per affermare le proprie convinzioni. Per questo rivolgo loro un invito a ripensarci. La situazione determinatasi nel Pd a Pistoia è frutto anche di scelte negative, che interpretano la vita di un partito come plasmata dalla presenza sostanzialmente esclusiva delle maggioranze del momento, quelle congressuali o addirittura quelle risultanti alle primarie. E' una impostazione errata: ha caratterizzato i comportamenti della destra nelle istituzioni e noi li abbiamo combattuti. Figuriamoci se può avere cittadinanza in un partito. Preoccupa anche l'impotenza degli organismi dirigenti, a tutti i livelli, che avevano ben presente quanto stava accadendo. Se lo statuto impedisce l'azione politica, si cambi: non ci paralizzi. Ora bisogna rimboccarsi le maniche e mettere in campo un impegno ancora più in grande per assicurare al centrosinistra la guida della città. Ma questa vicenda non potrà essere archiviata con indifferenza burocratica: all'indomani delle elezioni dovrà essere affrontata con serietà e fermezza».