FIRENZE – “Se si modifica una legge dello Stato, occorre una copertura”. Eugenio Giani non vuole sentire ragioni di fronte all’ipotesi di uno stop al payback sanitario.

Per la Toscana significano 390 milioni, che devono arrivare da chi fornisce dispositivi medici. Questo pomeriggio potrebbe arrivare un decreto apposito nell’ambito del Consiglio dei ministro, ma per il presidente regionale “questo quadro non contribuisce a rendere certe le risorse sulle quali possiamo contare”. Ricevere quelle risorse, stabilite da una legge del Governo Renzi e retroattive di quattro e mezzo, vuol dire anche colmare anche buona parte del deficit della sanità toscana, circa 500 milioni.

“Se non le restituiscono le aziende e lo fa il Governo a noi va bene lo stesso”, ha aggiunto Giani, che poi si è detto in disaccordo con quanto sostenuto dal presidente della commissione regionale Sanità, Enrico Sostegni: “Non credo che ci saranno difficoltà a riavere quanto è dovuto. Per la farmaceutica il paypback funziona, non capisco perché non debba essere lo stesso per i dispositivi medici”.

Un comparto che, allo stesso modo, non è disposto a fare un passo indietro. Questa mattina a Roma c’è stata una manifestazione. Secondo Fernanda Gellona, direttore generale di Confindustria dispositivi medici, questo sistema “mette a rischio migliaia di posti di lavoro e anche la salute stessa dei cittadini, che non potranno più vedersi garantiti i dispositivi medici ospedalieri di ultima generazione se le aziende saranno costrette a a fare i conti con tale contesto di crisi”. Le aziende devono complessivamente devono restituire alla Regioni 2,2 miliardi.

Il probabile stop al payback ha incontrato i favori del deputato Fabrizio Rossi (FdI): “L’intervento del governo è ragionevole”. Il provvedimento di Palazzo Chigi potrebbe essere accompagnato dai una proroga dei pagamenti al 30 aprile.