“Superare il patto di stabilità e regionalizzarlo non provoca instabilità – ha dichiarato il presidente della Toscana Enrico Rossi – aiuta semplicemente a risolverne alcuni paradossi, senza spendere un euro in più. Ma il controllo sulla spesa rimane ed è fondamentale”. Venti Comuni toscani anche quest’anno potranno superare il patto di stabilità, o meglio i limiti di liquidità dell’accordo imposto dal governo a tutti gli enti locali per tenere a freno la spesa pubblica italiana.


I Comuni – Lo potranno fare in molti casi per diversi milioni, grazie ad una quota di liquidità aggiuntiva messa a disposizione dalla Regione, e così potranno essere subito pagate, prima della fine dell’anno, molte imprese che per le regole di quel patto non potevano vedersi saldare le fatture di lavori già effettuati, nonostante che in cassa i Comuni i soldi per farlo, paradossalmente, ce li avessero. Un aiuto alle amministrazioni comunali più virtuose che rientrano in precisi parametri definiti a livello nazionale, ma soprattutto un aiuto all’economia e alle aziende.


Quota liquidità – La Toscana è stata nel 2009 la Regione che ha ceduto la quota più alta di liquidità agli enti locali – solo Piemonte, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna hanno messo in campo provvedimenti simili – ed anche quest’anno si conferma ai primi posti.


Come funziona – Il meccanismo è semplice. Il patto di stabilità fissa per le Regioni un tetto sulla spesa autorizzata, o meglio impegnata durante l’anno, e un secondo tetto sulle uscite di cassa. Non sempre le due coincidono. Ci sono investimenti previsti e poi rinviati . Ci sono lavori che si allungano di alcuni mesi e quindi non immediatamente liquidabili. Con un patto di stabilità a compartimenti stagni quei milioni sarebbero rimasti tutti nelle casse pubbliche e le prime ad essere penalizzate sarebbero state le imprese. E’ un po’ come avere i soldi in tasca pronti e dover dire al muratore, idraulico o elettricista di turno: “Mi dispiace: per il saldo ripassi tra tre mesi, ad anno nuovo”. Tanto più assurdo visto che quei soldi in tasca erano stati messi da parte proprio per pagare quelle spese e non saranno utilizzati per altro. La quota messa a disposizione in questo caso dalla Regione – ma lo stesso possono fare i Comuni stessi, tra loro – consente di ottimizzare il sistema.


Un milione al giorno – 60 milioni di maggiore liquidità. La giunta regionale nelle settimane scorse aveva definito la quota di liquidità da cedere ai Comuni toscani virtuosi, consentendo ad alcuni di alzare l’asticella delle spesa da qui alla fine dell’anno. Sono 60 milioni: di meno rispetto ai 100 milioni dell’anno scorso. “Perché il patto di stabilità imposto dal governo per tenere a freno la spesa pubblica si è fatto più severo anche per le Regioni – spiega Rossi – e perché abbiamo accelerato alcuni investimenti. Ma nonostante i tagli e le difficoltà finanziarie, che il prossimo anno saranno ancora maggiori, abbiamo voluto mantenere questo segnale di solidarietà. E comunque si tratta quasi di un milione al giorno da qui alla fine dell’anno”.


I venti Comuni – L’anno scorso la Regione permise a 32 comuni e una Provincia di superare per 100 milioni -(contro i 106 richiesti) il limite imposto dal patto di stabilità interno. Dei venti Comuni autorizzati quest’anno ad una maggiore spesa da dicembre, quattordici avevano già beneficiato dell’aiuto l’anno scorso: ovvero Calcinaia, Campiglia Marittima, Carmignano, Cascina, Castelfiorentino, Castelnuovo Garfagnana, Firenze, Grosseto, Lastra a Signa, Montopoli, Rosignano Marittimo, Santa Maria a Monte, Sesto Fiorentino, Vicopisano. A questi si aggiungono ora Campi Bisenzio, Carrara, Coreglia Antelminelli, Empoli, Prato e Vinci. Nessuno dei Comuni che avevano fatto richiesta (e che rientravano nei parametri di virtuosità previsti a livello nazionale) è stato escluso. Rispetto ai 138 milioni di richieste avanzate lo sforamento autorizzato non ha potuto però superare i 60 milioni e nella ripartizione la Regione ha tenuto conto della disponibilità di cassa degli enti locali, dell’ammontare dei debiti da saldare e di quanto fatto l’anno scorso con la quota di maggiore liquidità messa a disposizione.


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