«Mi rendo conto che questa unione di competenze rappresenti un cambiamento radicale in Italia, ma è la direzione verso la quale stanno andando tutti i musei del mondo. Del resto, è una regola valida in tutti i settori: il capo della Ferrari non deve essere un semplice ingegnere, ma anche un manager». Lo afferma Eike Schmidt, neodirettore degli Uffizi, intervistato da Repubblica, Corriere della Sera, Messaggero e Qn. «Sono nato e cresciuto in Germania, ma ho vissuto a Firenze per sette anni – dice Schmidt -, e mi sento fiorentino d’adozione. Spero di non essere visto come un invasore e di essere giudicato per i fatti».
La mission di Schmidt a Firenze «Da studente a Firenze degli Uffizi andavo spesso a visitare gli Uffizi, mai avrei pensato di trovarmi a dirigerli – prosegue il neodirettore -. Mi sento come uno che sta per indossare la maglia di Pelè o di Ronaldo. L’unica cosa che mi preoccupa: essere all’altezza di chi mi ha preceduto». Nelle interviste Schmidt parla della necessità di valorizzare Palazzo Pitti, il Giardino di Boboli e di portare a termine i Grandi Uffizi. Inoltre apre alla «possibilità di affittare a privati alcune sale del museo, o concederle per eventi agli sponsor che finanziano un restauro». Il nuovo direttore parla anche del contributo della tecnologia: «Penso che gli Uffizi abbiano bisogno di un sistema di audioguide intelligenti – conclude Schmidt -, che non solo forniscano le informazioni didattiche in diverse lingue, ma che sappiano anche distribuire i visitatori in modo che non si affollino tutti in una unica sala davanti alla stessa opera».
Il saluto di Antonio Natali agli Uffizi «Un Paese che dice di voler cambiare non poteva permettersi di dire che restava il vecchio direttore…». Così invece Antonio Natali, ormai ex direttore degli Uffizi dopo la nomina di Eike Schmidt alla guida del museo fiorentino. Natali dice di non essere amareggiato. «L’amarezza – dice – l’ho avuta quando ho capito quale era il copione… Da parte mia ho continuato però a lavorare come sempre, come se avessi dovuto restare agli Uffizi fino all’anno Tremila». Per Schmidt ci sono state solo parole di apprezzamento: «Lo conosco bene da molto tempo – ha detto Natali -. Ora sono sereno, senza pensare più agli Uffizi come un mio problema». Natali, che aveva fatto domanda solo per la direzione degli Uffizi nel bando di selezione del Mibact, era tra i dieci ammessi ai colloqui orali. Stando a quanto si apprende, il nome di Natali non era nella terna finale presentata al Ministro Franceschini dalla commissione presieduta da Baratta.