Nelle stesse ore in cui in Italia si continua a dibattere sulle affermazioni di Arrigo Sacchi («Non sono razzista, ho avuto anche giocatori come Rijkaard, ma ci sono troppi giocatori di colore stranieri nelle nostre squadre Primavera»), la Figc presenta un evento importante che si terrà sabato nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e che punta proprio ad abbattere certi tipi di barriere sulla tematica del razzismo. E’ stato dato infatti il calcio d’inizio per il progetto della Figc «Razzisti? Una brutta razza (…e non li vogliamo allo stadio!)», alla presenza della coordinatrice della commissione Figc per l’integrazione e la lotta al razzismo Fiona May e del direttore generale della Federcalcio Michele Uva. Il tutto nasce da un antefatto accaduto martedì scorso: sui campi della società Olimpia Firenze e all’Auditorium della Sancat, Fiona May ha dato il via all’evento insieme a Fabio Bresci, presidente del Comitato regionale Toscana della Lega nazionale dilettanti, a Paolo Mangini, coordinatore regionale del Settore giovanile e scolastico e all’assessore allo sport del Comune gigliato Andrea Vannucci.
Il messaggio di Fiona Quello della ex campionessa mondiale di atletica è stato un festoso saluto e un accorato appello ai ragazzi delle squadre Allievi, Giovanissimi e Giovanissimi B che si sono raggruppate intorno a lei prima di allenarsi: «Da atleta a altri atleti, sono contenta di trasmettervi questo messaggio che spero comunicherete a altri ragazzi come voi – ha spiegato l’ex saltatrice azzurra -. Che si divenga campioni, che si vinca o si perda, sempre e comunque siamo uguali, non ci sono differenze, accettate il vostro compagno e rispettate il vostro avversario per quello che è: sinistro o destro, bianco o nero, difensore o attaccante. Sono certa che la vostra e le prossime generazioni capiranno e sentiranno loro il contenuto di questo messaggio che porterò insieme alla Figc in tutta Italia».
Il format dell’evento Ecco che «Razzisti? Una brutta razza» diventa così un format diviso in tre momenti. «Parliamone in campo»: nelle settimane precedenti l’evento, gli istruttori delle squadre giovanili coinvolte, proporranno durante gli allenamenti alcune occasioni di approfondimento sul tema del razzismo. «Presentiamoci al territorio»: il progetto verrà ogni volta illustrato in una conferenza stampa organizzata insieme ai rappresentanti delle istituzioni locali. «Solo per i ragazzi», con i giovani coinvolti in un vero e proprio spettacolo, la cui direzione artistica è stata affidata al giornalista e autore televisivo Antonello Piroso.
Il debutto a Firenze Sabato 21 febbraio a Firenze, nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, è fissato il debutto del primo evento dal vivo, il primo di venti appuntamenti, uno per ogni regione, nei quali si affronterà il tema del razzismo con un linguaggio moderno e rivolto ai giovani calciatori delle società affiliate alla Figc. «Vogliamo mandare un messaggio: il razzismo è brutto, bruttissimo, che sia contro le religioni o contro le donne, perché siamo tutti uguali – ha spiegato Fiona May -. Il mio tour prevede venti tappe in venti mesi, una per ogni regione italiana: fare un solo incontro non avrebbe avuto senso, sarebbe stato uno spreco di tempo e soldi. Sarà importante soprattutto per i ragazzi: puntiamo alle nuove generazioni, a quelli fra i 12 e i 18 anni: parleremo il loro linguaggio per farli riflettere, e se il tour non toccherà la loro città potranno sempre seguirci via twitter». May ha commentato poi la dichiarazione fatta dall’ex ct Arrigo Sacchi sui troppi stranieri di colore nelle squadre giovanili. «Sono rimasta scioccata, è una cosa che non bisogna dire, a maggior ragione se si è personaggi pubblici come lui – ha detto -. Me lo sarei aspettato da altri, ma non da lui. Il razzismo è molto più radicato nel calcio rispetto agli altri sport. Si vede di più, ma lo sapevo bene: sono tifosa, della Fiorentina in Italia e del Chelsea in Inghilterra. Lì ho già visto come sono cambiate le cose negli ultimi trent’anni, come è stato risolto il problema degli hooligans. Dal mondo del calcio, comunque, non mi sciocca: parliamoci chiaro, di razzisti ce ne sono tanti. E non soltanto in Italia».