penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Il Don Chisciotte di Cervantes festeggia 400 anni (la seconda parte fu pubblicata nel 1615). E’ il libro che fondò il romanzo moderno, che svelò il nesso tra realtà e scrittura. Michel Foucault nell’opera “Le parole e le cose” prende a esempio proprio Chisciotte per dire come egli “vuole essere fedele al libro che è diventato; lui stesso è il proprio libro, è libro in carne e ossa”. E a quel punto non può che inseguire tutte le possibili concomitanze tra realtà e scrittura. Perciò è considerato pazzo, perché va ad impersonare una sorta di coincidenza fra le parole e le cose, tra la scrittura e la realtà. La follia di Chisciotte è dunque contenuta in questa ossessione che conduce a caccia di similitudini tra l’esistente e l’immaginario.

«Per me sola nacque don Chisciotte, ed io per lui; egli ha saputo oprare, ed io scrivere; noi soli siamo due in uno, nonostante e a dispetto del falso e tordesigliesco [della città di Tordesillas, nella Castiglia] scrittore che si arrischiò o si arrischierà a scrivere con grossolana e spuntata penna di struzzo le imprese del mio valoroso cavaliere, perché non è peso per le sue spalle, né tema per il suo costipato ingegno; e anzi l’avvertirai, se mai ti capitasse di conoscerlo, che lasci riposare nella tomba le stanche e ormai marcite ossa di don Chisciotte, e non cerchi di portarlo, contro ogni diritto della morte, nella Vecchia Castiglia, tirandolo fuori dalla fossa in cui realmente e veramente giace, lungo lungo, nell’impossibilità di fare una terza spedizione e una nuova uscita; che per farsi beffa di tutte quelle che fecero quei cavalieri erranti, son sufficienti le due che fece lui, con tanto spasso e consenso delle genti che ne hanno avuto notizia sia in questi che negli stranieri regni. E con ciò terrai fede alla tua cristiana professione, consigliando bene chi ti vuol male, e io resterò soddisfatto e fiero d’essere stato il primo a godere per intiero i frutti dei suoi scritti, come volevo, che altro non è stato il mio intento che quello di far odiare dagli uomini le bugiarde e assurde storie dei libri di cavalleria, che ad opera di quelle del mio autentico don Chisciotte van barcollando, e finiranno per cadere del tutto, senza alcun dubbio. Vale.»

[da Don Chisciotte della Mancia di Miguel Cervantes Saavedra]