La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
Tutti coloro che stanno a tormentarsi sul tempo e sull’eternità sappiano che uno dei problemi annunciati di questo 2015 è che esso durerà un secondo in più per colpa della rotazione terrestre che sta inesorabilmente rallentando. E’ dunque allarme per tutto ciò (quasi tutto) che ormai dipende da sistemi informatici tarati, giustappunto, al secondo. Le soluzioni che si vanno studiando sono due: il 30 giugno 2015, dopo le ore 23:59:59, tutti gli orologi atomici non arriveranno alle 00:00:00, ma registreranno le 23:59:60 (in inglese è detto ‘leap second’); l’altra ipotesi è che quel maledetto secondo venga spalmato nell’arco delle 24 ore, così che la mezzanotte sia comunque la mezzanotte. A chi, da sveglio, si troverà a vivere questo evento, suggerisco la lettura di una bella poesia di Piero Bigongiari (1914-1997).
E’ l’istante che è eterno: non ha fine
che fuori di sé; esplode nel suo interno
il segno, il sogno, di ciò che non è
il tempo, la cui aureola già si attenua.
Il vento che s’è fatto impetuoso
mescola fuoco e cenere, intriga
nel suo più ingeneroso antiattimo
il suo ormai impossibile riposo.
Sono qui, tu gli gridi, sono qui,
i nidi sono pieni degli implumi
che attendono le ali tra i barlumi
della tempesta. E’ ciò che di me resta
degli istanti fatali di una festa
racchiuso nei suoi numeri immortali.
Il piede già non calpesta le orme
della sua ultima mutazione.
Tutto dorme, anche la felicità
in questo tramutarsi delle forme
nella loro forse ultima realtà.
[Piero Bigongiari, E’ l’istante che è eterno]