La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
In questi giorni è in Toscana il poeta arabo Adonis, nome d’arte di Ali Ahmed Saïd Esber. Pluricandidato al Nobel, è una delle figure più rilevanti della letteratura contemporanea. Pur facendo tesoro della tradizione poetica arabo-islamica ha rotto certi schemi aprendosi a temi e valori universali. Strenuo difensore della libertà di pensiero, giudice severo di ogni forma di confessionalismo, critica altrettanto duramente il diffuso cinismo dell’Occidente. E’ un convinto sostenitore della pluralità, delle differenze, della interrelazione tra culture. Ed è convinto che la poesia possa contribuire a tutto questo rappresentando una sorta di “opera comune” tra ascolto del presente, memoria del passato e speranza.
Pace
Pace
ai volti che, soli, vanno nella solitudine del deserto,
all’oriente vestito d’erba e fuoco.
Pace alla terra lavata dal mare
al tuo amore, pace…
la tua nudità folgorante le sue piogge mi ha dato
il tuono consacrato nel petto
è maturato il tempo
avanza il mio sangue
prendimi e sparisci splendore d’oriente
perdimi hai cosce d’eco e lampo
prendimi del mio corpo copriti
favore il mio fuoco
astro la mia ferita è guida
m’infiammo…
stella divampo,
la disegno
dalla mia patria fuggendo nella mia patria,
divampo stella,
la disegna nella traccia dei suoi giorni perduti
oh cenere della parola
la mia storia ha un figlio nella tua notte?
[da Nella pietra e nel vento, 1999]