La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
Che affascinante ossimoro l’autunno, in tutta la sua colorata mestizia, nello spettacolo grandioso della caducità. Allo spirituale Rainer Maria Rilke (1875-1926) parve che «tutte queste cose che cadono» trovassero la dolce accoglienza di una mano. Lo scrive nella poesia intitolata Herbst (Autunno) contenuta nella raccolta del “Libro delle Ore” (1905), una serie di liriche affidate alla voce di un giovane monaco russo, pittore di icone, che dalla vita monastica si ritrova pellegrino nella vastità della Russia.
Autunno
Le foglie cadono da lontano, quasi
giardini remoti sfiorassero nei cieli;
con un gesto che nega cadono le foglie.
E ogni notte pesante la terra
cade dagli astri nella solitudine.
Tutti cadiamo. Cade questa mano,
e così ogni altra mano che tu vedi.
Ma tutte queste cose che cadono, Qualcuno
con dolcezza infinita le tiene per mano.
[R.M. Rilke, “Autunno” in Libro delle Ore]