La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
Francesco Piccolo (1964), vincitore del Premio Strega 2014 con Il desiderio di essere come tutti, è scrittore di romanzi, racconti e apprezzato sceneggiatore (Il caimano, Caos calmo, Habemus Papam). I suoi libri sono anche spaccati di storia e di sociologia. Come il saggio ironico che sotto il titolo “L’Italia spensierata” raccontava la mediocrità della maggioranza, vittima felice di una televisione manipolatrice delle masse. Altri tempi, ovviamente. Oggi la tv è roba per soli vecchi (e vecchi soli). Le nuove generazioni ascoltano musica, vedono film, serie, cartoni utilizzando smartphone e tablet (già il computer sta per essere un mezzo superato). Resta, comunque, il problema della manipolazione.
Molti anni fa, nell’inverno del 1969, avevo cinque anni e mia sorella tre. Il sabato sera mia madre ci faceva il bagno, ci asciugava i capelli per un tempo infinito, ci riempiva di borotalco, ci infilava il pigiama. Mio padre veniva a prenderci in bagno e in braccio ci portava in soggiorno, su un divano enorme. Poi andavano di là, mentre noi vedevamo Carosello, e preparavano dei grossi panini con la frittata che erano morbidissimi, grazie all’olio e al calore. Ci sedevamo tutti e quattro sul divano e mangiavamo, aspettando. L’annunciatrice diceva che stava per cominciare. Infatti apparivano le gemelle Kessler, seguite in ogni movimento da un microfono gigantesco che cadeva dall’alto (si chiamava «la giraffa»): ballavano con sincronia perfetta, con l’intento, credo, di apparire una lo specchio dell’altra, e ci dicevano che se cantavamo insieme a loro, quella sera, eravamo belli come loro, e se non cantavamo, eravamo brutti. Noi cantavamo. Ed eravamo più che sicuri di far parte di una comunità molto grande quella sera, una comunità di gente come noi che aveva la casa occupata dall’odore di borotalco e di frittata. E che cantava come noi.
[Francesco Piccolo da L’Italia spensierata, 2007]