penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

Riapre la scuola, con i suoi problemi, mancanze, paradossi ed eroi. La scuola, malinconica e scalcagnata metafora della vita come è descritta nel libro di Domenico Starnone “Fuori registro”. Quattordici racconti che sanno di scuola, di alunni irrequieti, di spiegazioni insoddisfacenti, di una vita di routine che copre sentimenti e disagi profondi e inconfessabili sotto una grigia coltre di piccole e grandi assurdità quotidiane.

Parlo alla classe dell’eresia catara.

“I catari”, dico, “non mangiavano carne e non facevano l’amore. Volevano essere puri: niente corpo e tutto spirito”.

“E che vita era?” mi chiede Passini Enzo, vestito con una tuta mimetica (sulla schiena un teschio occhialuto con montatura gialla) per sfuggire a chissà quali nemici che si immagina di combattere tra casa e scuola.

[…]

Tiro avanti. Parlo a vanvera della polemica catara contro gli sperperi della Chiesa. Ma non solo i miei alunni non mi stanno a sentire: non mi sto a sentire nemmeno io. Mi sento un ‘esso’, estraneo all’io che parla, al tu con cui potrei dialogare, all’egli maestoso, che non a caso nessuno usa più.

[…] Spesso mi osservo le mani. Ho mani da signorina di buona famiglia. […] Solo le nocche conservano la traccia inequivocabile di una qualche fatica. Batto queste ossa dove capita da vent’anni: sulla lavagna, su un banco, sulla cattedra, su un’anta della porta. Lo faccio per richiamare l’attenzione degli studenti. O per richiamare la mia attenzione quando mi sento insonnolito. Le batto con arte, accompagnando il toc toc con sollecitazioni tipo: “Buoni, ora. Un po’ di attenzione. Silenzio. Mi hai sentito? Fai finta di niente? Dico a te! Passini, ti mando dal preside a calci in culo se non la finisci!” Le nocche sono rosse, la pelle è ruvida, l’indice della mano destra (che si espone di più all’urto) mostra una lieve protuberanza callosa.

Questo gesto mi ha lasciato nel corpo l’unico segno certo che in questo mondo ho lavorato. Non mi piacciono le mie nocche.

[D. Starnone, Fuori registro]