La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
Era il 1928. Bertolt Brecht scrive “L’opera da tre soldi” (“Die Dreigroschenoper”). La vicenda rappresentata in teatro è uno spaccato di malavita londinese e di povera gente, ma in realtà è la messa in scena del mondo aristocratico che con cinismo guida affari, interessi, intrighi. Il disincantato realismo di Brecht si spinge a ironizzare anche sulla buona fede di quanti continuino a credere alla ‘bontà’ dell’essere umano. Poco è cambiato nella sostanza delle cose.
MACHEATH – Non dobbiamo far aspettare questa brava gente. Signore e signori. Ecco davanti a voi, in procinto di scomparire, il rappresentante di una categoria che va anch’essa scomparendo. Noi, piccoli artigiani borghesi, noi che lealmente affrontiamo, col piede di porco alla mano, le casse di nichel delle bottegucce, noi veniamo ingoiati dai grandi imprenditori, dietro i quali stanno le banche. Che cos’è un grimaldello di fronte a un titolo azionario? Che cos’è l’effrazione di una banca di fronte alla fondazione di una banca? Che cos’è l’omicidio di fronte al lavoro impiegatizio? Miei concittadini, io mi accomiato da voi.
[da L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht]