La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
Di recente è stata pubblicata (Donzelli editore) la raccolta integrale di “Tutte le fiabe” dei fratelli Grimm nella loro prima versione (“Fiabe del focolare”, 1812-1815). Una sorprendente raccolta di cultura popolare che evoca archetipi, miti, rappresentazioni simboliche, esoterismo, psicoanalisi. Storie molto realistiche, spesso cruente, non certo concepite per bambini. Fu ad iniziare dalle traduzioni inglesi del 1857 che quelle fiabe divennero sempre più borghesi, edulcorate, sistemate per trovare posto sugli scaffali della letteratura infantile. Ma, appunto, non erano nate così. Ad esempio, Cappuccetto Rosso risulta essere una inquieta adolescente che si inoltra nel bosco e incontra un lupo davvero molto ambiguo. Biancaneve, ragazzina di fatale bellezza, non è vittima dell’invidia di una matrigna, ma di quella di una madre degenere. Raperonzolo è una smaliziata giovane che invita il principe a seguirla nella torre e poi resta incinta. Sarà proprio uno dei fratelli Grimm, Jacob, a dire come in quei racconti non si dovesse attenuare realismo e impatto emotivo. E ne spiegherà le ragioni in una lettera.
«La differenza tra le fiabe per bambini e quelle del focolare e il rimprovero che ci viene mosso di avere utilizzato questa combinazione nel nostro titolo è più una questione di lana caprina che di sostanza. Altrimenti bisognerebbe letteralmente allontanare i bambini dal focolare dove sono sempre stati e confinarli in una stanza. Le fiabe per bambini sono mai state concepite e inventate per bambini? Io non lo credo affatto e non sottoscrivo il principio generale che si debba creare qualcosa di specifico appositamente per loro. Ciò che fa parte delle cognizioni e dei precetti tradizionali da tutti condivisi viene accettato da grandi e piccoli, e quello che i bambini non afferrano e che scivola via dalla loro mente, lo capiranno in seguito quando saranno pronti ad apprenderlo. È così che avviene con ogni vero insegnamento che innesca e illumina tutto ciò che era già presente e noto, a differenza degli insegnamenti che richiedono l’apporto della legna e al contempo della fiamma».