La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
Mica facile, di questi tempi, guardare il mondo con animo sereno. Capisco sempre di più lo sceriffo Bell, il personaggio chiave del romanzo di Cornac McCarthy “Non è un paese per vecchi” (notevole la versione cinematografica dei fratelli Coen). Nell’asciutto disincanto dello sceriffo c’è il giudizio morale sulla deriva dell’esistenza umana, sulla progressiva barbarie, sulle scelte sbagliate dell’oggi, fatte come se il giorno dopo potessero essere annullate. E invece non è possibile ricominciare daccapo.
Lui la guardò. Dopo un po’ disse: Il problema non è sapere dove sei. Il problema è pensare che ci sei arrivato senza portarti dietro niente. Questa tua idea di ricominciare daccapo. Che poi ce l’abbiamo un po’ tutti. Non si ricomincia mai daccapo. Ecco il problema. Ogni passo che fai è per sempre. Non lo puoi annullare. Non puoi annullare niente. Capisci cosa intendo? Penso di sì. Lo so che non capisci, ma fammi provare a spiegartelo un’altra volta. Tu credi che quando ti svegli la mattina quello che è successo ieri non conta. Invece quello che è successo ieri è l’unica cosa che conta. Che altro c’è? La tua vita è fatta dei giorni che hai vissuto. Non c’è altro. Magari pensi di poter scappare via e cambiare nome o non so cosa. Di ricominciare daccapo. E poi una mattina ti svegli, guardi il soffitto e indovina chi è la persona sdraiata nel letto?
[da Non è un paese per vecchi di Cornac McCarthy]