La letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.
Il Papa ha appena proposto di uniformare le date della Pasqua cattolica e di quella ortodossa. I calendari, infatti, non sono che una convenzione per dare al tempo una misura, un conteggio ai nostri affanni quotidiani. Ma il tempo è relativo. Difficile è stabilire persino cosa sia davvero presente e passato. Si rilegga il grande Proust. Nella “Ricerca del tempo perduto” egli spiega proprio i meccanismi secondo i quali si avvia il recupero della memoria (la memoria “involontaria”) che è alla base della sua narrazione. Memorabile l’incipit di “Dalla parte di Swann”.
A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: “Mi addormento”. E, mezz’ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po’ particolare; mi sembrava d’essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V
[…]
Il fatto che dunque questo scampanellio c’era sempre e che così, tra di esso e l’istante presente, c’era tutto questo passato trascorso in modo indefinito, che io non sapevo di portare (con me). Quando c’era stato lo scampanellio io esistevo già e, in seguito, perché io lo udissi ancora, era necessario che non ci fosse stata discontinuità, che neanche per un istante io prendessi riposo, io cessassi di esistere, di pensare, di avere coscienza di me, poiché questo istante passato mi appartenesse ancora, sì che io potevo ancora ritrovarlo, potevo ritornarvi, solo che discendessi più profondamente in me stesso.
[da M. Proust, Dalla parte di Swann]