penna-e-calamaioLa letteratura è conoscenza, viaggio, emozioni, scoperta di se stessi, degli altri e del mondo. Ne troveremo conferme anche in questa rubrica che, settimanalmente, proporrà frammenti d’autore. Un piccolo “manuale d’uso” per i nostri giorni comuni e, soprattutto, per i sentimenti che dentro quei giorni abitano.

E’ definito tecnicamente ‘dissesto idrogeologico’ evitando magari di dire le sciagurate azioni (o non azioni) di coloro che acqua e terra dovrebbero curare, rispettare, usare (e non abusare). E così “il Fato” trova lavoro facile a produrre alluvioni, frane, morte di persone, cose, sentimenti. Tanto, poi, arrivano persone di generosità e braccia grandi a spalar fango e a ripulire – immeritatamente – le cattive coscienze di chi ha creato le condizioni per cui tali sciagure potessero accadere. Per quei generosi, svelti di cuore e di badile, fu coniata la definizione di “angeli del fango” (quasi un ossimoro) quando, nel 1966, Firenze fu oltraggiata dal suo stesso fiume. A ricordare quella tragica circostanza ci sono anche dei memorabili versi di Mario Luzi.

[…]
«Prega», dice, «per la città sommersa»

venendomi incontro dal passato
o dal futuro un’anima nascosta
dietro un lume di pila che mi cerca
nel liquame della strada deserta.
«Taci» imploro, dubbioso sia la mia
di ritorno al suo corpo perduto nel fango.

«Tu che hai visto fino al tramonto
la morte di una città, i suoi ultimi
furiosi annaspamenti d’annegata,
ascoltane il silenzio ora. E risvegliati»

continua quell’anima randagia
che non sono ben certo sia un’altra dalla mia
alla cerca di me nella palude sinistra.
«Risvegliati, non è questo silenzio
il silenzio mentale di una profonda metafora
come tu pensi la storia. Ma bruta
cessazione del suono. Morte. Morte e basta.»

 

«Non c’è morte che non sia anche nascita.
Soltanto per questo pregherò»

le dico sciaguattando ferito nella melma
mentre il suo lume lampeggia e si eclissa in un vicolo.
E la continuità manda un riflesso
duro, ambiguo, visibile alla talpa e alla lince.

[…]

 

Mario Luzi, da “Nel corpo oscuro della metamorfosi” in Su fondamenti invisibili, 1971.