Il Partito Democratico senese storce il naso di fronte al progetto di riorganizzazione degli enti locali e dice «no» alle imposizioni dall’alto. «Non siamo favorevoli a qualsiasi forma di fusione di comuni imposta per legge o di fatto, nella considerazione che le uniche fusioni volontarie sono quelle per le quali i cittadini si esprimono in maggioranza favorevolmente nei referendum in ogni singolo comune interessato». E’ quanto si legge nel documento discusso e “condiviso” (ma a quanto pare non approvato) dalla direzione provinciale democratica del 18 marzo scorso in cui si chiede a Regione Toscana e Parlamento «che tengano in debita considerazione queste istanze e valutino la questione dei riassetti istituzionali tenendo conto della necessità che siano le comunità locali a decidere in ultima istanza il loro destino».
Territori marginali e aree rurali Il Partito Democratico di Siena s’impegna poi «ad avviare un percorso di approfondimento e di verifica per l’individuazione di modelli condivisi e funzionali alle esigenze del territorio, all’innovazione e alla salvaguardia del livello di democrazia». Un impegno che muove i passi dalla constatazione evidenziata nel documento: «I territori marginali e quelli delle aree rurali hanno bisogno di essere sostenuti non solo nei percorsi di riorganizzazione istituzionali; le politiche regionali e nazionali e i relativi strumenti di programmazione dovranno infatti accompagnare i processi di adeguamento dei livelli istituzionali, ma anche sostenere quella dotazione civica minima di servizi indispensabile per garantire pari opportunità di sviluppo a tutti i territori. Senza queste politiche anche le scelte più coraggiose in termini di “fusioni” o di “unioni di comuni” rischiano di non cogliere l’obiettivo».
La parola ai cittadini E poi ancora «Ogni sforzo di riforma deve avere come presupposto il mantenimento della democrazia locale, intesa come il riconoscersi di una comunità nelle norme e nelle regole del sistema democratico. Per questo è essenziale che sia rispettato l’orientamento dei cittadini, quando questo viene espresso attraverso consultazioni popolari». Parole che fanno seguito anche alla precedente puntualizzazione: «La valutazione dell’assetto istituzionale più appropriato e funzionale e la conseguente scelta devono rimanere prerogativa delle singole comunità, alle quali non può essere sottratta la partecipazione alla decisione mediante consultazione popolare, né direttamente ricorrendo ad approcci coercitivi o a normative che impongano l’obbligatorietà di un percorso, né indirettamente, attraverso la progressiva riduzione delle risorse destinate ai comuni (specie ai piccoli comuni) o ricorrendo a metodi surrettizi di limitazione delle autonomie». Scarica il documento: Nuovi assetti istituzionali