SIENA – E’ una proposta di ampio respiro, che però si pone come obiettivo la rinascita della Val di Paglia.

Parnas, il parco archeologia, natura e sostenibilità della valle del Paglia e dell’Amiata, è il progetto che il comitato contrario alla centrale geotermica pone come alternativa. I dettagli sono stati illustrati ieri all’Accademia dei Fisiocritici. A parlarne è Ugo Sani, scrittore ed ex assessore a San Quirico d’Orcia (Siena).

Per la Val di Paglia al posto della centrale, la vostra proposta è Parnas. Di cosa si tratta?
“E’ un progetto che riguarda l’archeologia, ma anche elementi di interesse naturalistico. Si propone la costituzione di un parco, come aveva già ipotizzato Asor Rosa negli anni Ottanta. Sarebbe anche uno strumento di tutela del territorio. C’è poi da fare un altro ragionamento. Visto che la Regione vuole la Francigena come patrimonio Unesco, ma la stessa strada attraversa l’area interessata dalla centrale. Le due cose, per statuto, non possono stare insieme. Mi sembra un modo schizofrenico da parte degli amministratori di procedere”.

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Cosa non vi convince della centrale?
“Se la tecnologia a ciclo binario non ha trovato ancora applicazione pratica di lunga durata, un motivo c’è. La stessa Sorgenia dice che possono verificarsi eventi sismici. Quella area che fa parte di un bacino idrico-termale. La preoccupazione non è quindi solo ai movimenti di terra, ma anche all’eventuale perdita o compromissione delle sorgenti”.

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Il sindaco di Abbadia San Salvatore sostiene che la centrale potrà contribuire al rilancio della zona
“Il fatto che la Val di Paglia sia in via di abbandono, dipende anche dalla scelte fatte nel tempo dalle varie amministrazioni. C’è da dire poi che quello di Abbadia, che in cambio otterrebbe un indennizzo cospicuo, è un parere che non trova molti consensi tra gli altri sindaci dell’area. Detto questo, la centrale sarebbe collocata sì all’interno del Comune, ma in uno dei punti più distanti dal centro abitato principale, da risultare più vicino a quello di Radicofani”.

Il vostro progetto può avere una valenza economica?
“Certo e guarda al presente. Qui non si tratta di accompagnare i gruppi nella Val di Paglia, ma puntare sull’informatizzazione, sulle tecnologie applicate agli scavi archeologici, che sono appena avviati, e sulla ricerca in generale. Sarebbe un modo per coniugare le nuove discipline al territorio. Altrimenti chi studia è costretto ad andare via”.

Parnas quando potrebbe vedere la luce?
“Dipende dall’adesione di chi ha supportato le nostre ragioni finora. Quindi, la Soprintendenza, le università, con alcuni docenti che hanno contribuito al progetto. Poi serve il sostegno degli amministratori. Non è un discorso a breve termine, però solo pensando agli scavi, potremmo già iniziare”.