SIENA – «’Sani!’ è un abbraccio, un augurio, un invito a provarci, un tonico contro la solitudine, tutto  in forma di ballata popolare».

Marco Paolini, drammaturgo, attore, scrittore, altro, racconta il suo spettacolo che, protagonista e regista, porta in scena al Teatro dei Rinnovati venerdì 24 marzo.

Il filo conduttore è autobiografico; nelle sue storie Paolini descrive momenti di crisi piccoli e grandi, personali e collettivi, che hanno cambiato il corso degli eventi. Sono descritti come occasioni, a volte prese al volo, altre volte incomprese e sprecate.

«Sani è un’espressione usata per dare il saluto ai piedi delle Alpi, nella valle del Piave. Viene da Salus, riassume il senso del teatro capace di unire teatro creando ponti», continua Paolini. Sani è parola che richiama al canto, al concerto, alla ballata popolare che alterna storie e canzoni. Così, questo spettacolo narra sempre qualcosa. Alcuni temi si intrecciano ma, come deve essere in un concerto, la trama resta leggera. Sul palco anche Lorenzo Monguzzi, chitarra e voce.

Si parte dal racconto sul peso del benessere, l’Artificiale, in rapporto al peso della biomassa, il Naturale. Sulla scena un enorme castello di carte mostra la fragilità dell’equilibrio di ogni sistema ecologico, naturale o artificiale. La prosa del racconto diventa ballata che permette salti e capriole.

Paolini racconta le conseguenze tragicomiche del suo primo, e unico, incontro con Carmelo Bene che, nel 1983, ha cambiato la sua direzione teatrale. Passa alla crisi della guerra fredda e al suo protagonista Stanislav Petrov. In rapida successione, passando attraverso memorie più lontane, si arriva al lockdown degli ultimi anni. Il racconto iniziale e quello finale, Cattedrale, sono coerenti con il pensiero guida de La Fabbrica del Mondo: non basta essere consapevoli. In una crisi servono coraggio e immaginazione; tornare indietro nel tempo non è possibile: desiderarlo è umano ma non è utile, né pratico.

«Il punto esclamativo esprime la fiducia nella risposta degli spettatori. Guadagnarsi quella stima e trasmetterla sono le sfide di questo teatro», conclude Paolini. Inizio spettacolo alle 21. Si replica il 25 e, alle 17, il 26 marzo.

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