C’è bisogno oggi di un collegamento sempre più stretto tra gli agricoltori e la ricerca scientifica, finalizzato a una maggiore sostenibilità -ambientale ma anche economica- delle produzioni agricole. In questo contesto, il Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari può essere un importante veicolo per diffondere nelle imprese del settore primario pratiche colturali sempre più innovative in un’ottica di qualità, sicurezza e appunto sostenibilità. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, partecipando al convegno sul tema organizzato dal Cnr in collaborazione con i ministeri delle Politiche agricole, dell’Ambiente e della Salute.
Il PAN Fitofarmaci -ricorda la Cia- riguarda tutti gli agricoltori, in produzione convenzionale, integrata e biologica; è proprio la vastità di questa platea che può permettere il raggiungimento di risultati apprezzabili su larga scala. Il PAN Fitofarmaci non va, quindi, valutato esclusivamente in funzione di un passaggio delle imprese agricole alla produzione biologica: tale passaggio è attivamente sostenuto dalla Confederazione e dalla sua associazione Anabio, ma riguarda una scelta imprenditoriale dell’azienda, che rimane volontaria, e deve necessariamente essere sostenuta dal punto di vista finanziario, tecnico e di sbocchi di mercato.
Allo stesso tempo, il perseguimento di una sempre maggiore gestione sostenibile dei prodotti fitosanitari non si pone in alternativa a limitazioni d’uso o addirittura al ritiro dal mercato di fitofarmaci per i quali venga dimostrato che possono essere causa di situazioni di rischio, come sta accadendo in questi giorni con il caso “glifosato” -aggiunge la Cia-. Quello che gli agricoltori chiedono però è che, nell’ambito della difesa fitosanitaria, si rendano maggiormente disponibili delle alternative praticabili.