Sequestri per oltre 8,5mln all’ex presidente della A.C. Siena, Massimo Mezzaroma da parte della Gdf, al termine delle indagini sulla squadra di calcio senese. Sono state ravvisate ipotesi di reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale mediante distrazioni di denaro; bancarotta fraudolenta mediante false comunicazioni sociali; bancarotta fraudolenta per pagamenti preferenziali. Al presidente della società ora in fallimento, si legge in una nota della Gdf, sono stati contestati anche reati fiscali per dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omessi versamenti di imposte e accesso abusivo al credito. Insieme alle procedure di sequestro di beni immobili e disponibilità finanziarie, sono stati notificati anche avvisi di conclusione indagini ad 11 indagati. Le indagini, disposte e coordinate dalla Procura della Repubblica di Siena coordinate dal Pm senese Antonino Nastasi e delegate al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Siena, erano scattate nel 2014 con l’operazione “Fischio finale” per le ipotesi, poi confermate, di reati fallimentari, tra cui bancarotta preferenziale e fraudolenta per distrazione e ricorso abusivo al credito. In particolare le Fiamme Gialle si erano insospettite per le operazioni di cessione del marchio “Ac Siena” per 25 milioni di euro, agli inizi del 2012, alla B&W Communication di Mario Lattari, anche lui tra gli indagati.
Società creata ad hoc La società con sede a Roma «era stata creata appositamente per quell’operazione e di fatto mai operante» spiega la Gdf di Siena che sottolinea come «la società acquirente, neo costituita, ha attinto le disponibilità finanziarie per l’oneroso investimento dalla Banca Monte dei Paschi di Siena che a fronte della sola garanzia dello stesso marchio (sopravvalutato in 25 milioni di euro a fronte di un valore effettivo, stimato da perizia giurata, tutt’al più 4/5 milioni di euro) ha erogato alla nuova società un prestito di 22 milioni di euro». Contestualmente alla cessione del marchio, la società acquirente aveva stipulato un contratto di affitto del marchio stesso con la Ac Siena Spa che, spiegano ancora i finanzieri «per utilizzare il proprio marchio si ritrovava a pagare un canone mensile di valore pari alla rata del mutuo che la newco doveva restituire alla Banca MPS finanziante l’operazione». Grazie a questa operazione l’Ac Siena ha beneficiato di un finanziamento che altrimenti non avrebbe potuto ottenere, «a causa del grave stato di dissesto economico in cui versava: il bilancio 2010-2011 riportava già perdite per oltre 20 milioni di euro».
“Paracadute finanziario” indebito Una situazione finanziaria che si è aggravata anno dopo anno perché secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle senesi, la società bianconera non è intervenuta con operazioni di ricapitalizzazione, «perseverando nella prosecuzione dell’attività sportiva, nonostante le gravi difficoltà finanziarie, mascherate nei bilanci, fatti apparire solidi agli stakeholders e riuscendo così a rientrare nei parametri gestionali imposti dalla Lega Calcio per l’iscrizione ai campionati professionistici, fino al campionato 2013-2014».Tra i vari artifizi contabili escogitati, anche «l’indebita iscrizione nel bilancio al 30 giugno 2013, degli introiti relativi al c.d. “Paracadute finanziario”, vale a dire l’indennizzo previsto dalla Lega calcio di serie A per le società retrocesse dal campionato di serie A a quello di serie B» si legge nella nota della Gdf. Nel corso delle indagini, in merito alla cessione del marchio, è emersa anche, da parte dell’Ac Siena, un’evasione Iva pari a 5 mln per aver mascherato la cessione di ramo d’azienda con la cessione di un bene immateriale