di Francesco Anichini (@Panico_Meis) e Dario Ronzulli (@DaRonz82)
Un palazzetto surreale ed un altro in festa. È la stranissima ultima uscita della regular season toscana del campionato di basket di Serie A. Un clima indescrivibile a Siena, dove la squadra ha perso contro la corazzata Milano dei tanti ex, tra gli applausi e l’incoraggiamento del proprio pubblico unito a ciò che gli stessi supporters biancoverdi hanno fatto prima e durante il match per salutare amaramente una delle ultime uscite della Mens Sana Siena in Serie A, per una fine tanto incredibile quanto ingloriosa dopo gli anni dei 7 scudetti consecutivi. Diverso l’umore in casa Pistoia che batte Caserta e centra la qualificazione ai playoff.
A Siena “Vogliamo solo continuare a tifare Mens Sana, non importa dove”. Queste le parole che più di tutte sono state ripetute durante il corteo che ha accompagnato trecento tifosi alla partita contro Milano. Una partita che non aveva nessun significato di classifica, ma ne aveva moltissimi al di fuori del campo. L’arresto di Ferdinando Minucci (leggi) e le accuse che negli ultimi giorni sono piombate su Viale Sclavo hanno scosso in profondità il popolo biancoverde, anche se in molti si aspettavano questi sviluppi. Tutti chiedono giustizia, «I colpevoli di quest’omicidio devono pagare», affermano i tifosi tra la rabbia e la disperazione. Il corteo ha attraversato la città, al suo interno gente che ha vissuto una vita al fianco della Mens Sana, ma anche giovani e persino bambini, tutti derubati dalla propria passione (leggi). Per questo la partita è scivolata via in un clima quanto mai particolare, che ha avuto il proprio climax nel primo quarto, quando tutto il palazzo ha esposto i cartelloni neri della coreografia e ha imposto un minuto di silenzio.
L’ultimo ballo della Mens Sana Un lunghissimo minuto in cui anche gli arbitri e i giocatori si sono fermati come forma di rispetto. Un silenzio assordante capace di emozionare più di molte urla, soprattutto in grado di evidenziare lo stato d’animo dei tifosi. C’era anche una partita da giocare, è arrivata una sconfitta per la Mens Sana che senza Green non aveva troppe armi da opporre all’incredibile talento di una corazzata come Milano, che ha vissuto perlopiù di giocate dei singoli. C’era una partita, probabilmente l’ultima della Mens Sana in una regular season di Serie A, e ce ne saranno altre (la squadra è attesa dai quarti di playoff contro Reggio Emilia), ma come gioire di un risultato straordinario sul campo se sai già di essere condannato? I tifosi dove possono trovare la forza per continuare a sostenere i propri colori mentre tutto attorno a loro sa di “ultimo ballo”? Quanto durerà questo “ultimo ballo” non è dato saperlo, ciò che invece sappiamo è che servono risposte immediate dalla proprietà, dalle istituzioni e dalla Fip per sapere quale destino attende la Mens Sana.
La cavalcata di Pistoia Partiamo dai numeri, quelli più freddi e asettici: prime quattro giornate 0 vinte e 4 perse; ultime cinque giornate 5 vinte e 0 perse; 11 vittorie in casa su 15 partite. In questi dati c’è parte del perché Pistoia sia arrivata ai playoff da matricola. All’inizio ha sofferto l’impatto con la A e con il calendario – tre trasferte a Cantù, Milano e Sassari – non certo agevole; poi però il gruppo degli americani è cresciuto, tecnicamente e psicologicamente con il fondamentale contributo anche extra-campo degli italiani; nel finale, poi, con la salvezza acquisita ha giocato con la testa leggera di chi non ha pressione, si è ritrovata a ballare per un posto nella post-season e ha ballato fino alla fine, guadagnando un regalo per sè e per i tifosi, straordinari nel creare l’effetto PalaCarrara diventato un autentico fortino. Espugnato solo da Avellino, Roma, Milano e Brindisi ma sempre al termine di partite combattute fino all’ultimo. Un regalo che, al di là dell’avvio di regular season, erano in pochissimi a ipotizzare. Non certo per mancanza di fiducia ma piuttosto per le tante incognite tecniche che accompagnavano una neopromossa autrice di scelte dettate soprattutto dal budget a disposizione: 10 uomini tra cui 2 italiani esordienti in A e 3 americani alla loro prima esperienza in Europa, di cui uno appena uscito dal college. Pensare alla salvezza era l’obiettivo più realistico.
Miracolo pistoiese? Chi scrive pensa che la parola “miracolo” nello sport non esista. Esiste piuttosto il duro lavoro in palestra e l’applicazione in partita: i risultati non arrivano per caso o per scelte divine. Ecco, la Giorgio Tesi Group rappresenta l’emblema di questo concetto. Il lavoro in settimana allenamento dopo allenamento, cercando un punto d’incontro tra gli istinti degli americani, la visione degli italiani e le idee dello staff tecnico, ha pagato tanto che la GTG ha ottenuto risultati regalando spettacolo partita dopo partita – almeno due azioni nella Top 10 di giornata ci sono sempre state. Certo: la componente fortuna c’è stata nel non subire infortuni tali da costringere a rivedere il roster. Che peraltro non è stato rivisto neanche per motivi di campo: sicuramente l’aspetto economico ha inciso ma resta il fatto che Pistoia sia ai playoff con la stessa identica squadra di settembre e bisogna andare molto in là con gli anni per ritrovare qualcosa di simile. Tutti hanno portato il loro mattoncino ed è difficile fare un’oggettiva classifica di merito: perché le numerose doppie doppie di Wanamaker nascono anche da quanto Evotti si sia sbattuto in allenamento, tanto per fare un esempio. E allora, in virtù di questo, l’Mvp della stagione potrebbe essere Paolo Moretti, che nella sua figura racchiude tutto quanto è stato fatto dai suoi collaboratori, in primis il vice Fabio Bongi, e dai suoi giocatori. Ora c’è la corazzata Milano. Venga quel che venga: per Pistoia la stagione è già da incorniciare.