banca-etruria-commissariataCondanna a due anni e otto mesi per l’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e per l’ex dg Luca Bronchi, a due anni per il dirigente dell’istituto di credito aretino Davide Canestri. Queste le richieste fatte dal Procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi e dal Pm Julia Maggiore al processo, con rito abbreviato davanti al Gup Annamaria Loprete, per i tre imputati del primo filone di inchiesta sul crac di Banca Etruria, relativo all’ipotesi di reato di ostacolo all’autorità di vigilanza. Per il prossimo 21 ottobre sono previste le arringhe degli avvocati difensori. Il verdetto dovrebbe arrivare tra una settimana, il 26 ottobre, giorno in cui è stata fissata un’altra udienza.

La dichiarazione spontanea di Fornasari Il filone d’inchiesta relativo all’ipotesi di ostacolo alle autorità di vigilanza risale a fine 2013, quando gli ispettori di Banca d’Italia, in una relazione, avevano evidenziato possibili criticità di rilevanza penale nel bilancio 2012 dell’istituto bancario aretino. Tra le operazioni che avrebbero concorso sia a provocarne il dissesto sia a mascherare le reali condizioni economiche della banca la vicenda relativa alla cessione di immobili, in particolare racchiuso nella società Palazzo della Fonte, il cui consorzio acquirente sarebbe stato a sua volta parzialmente finanziato dalla stessa Banca Etruria. C’è poi la questione dei crediti deteriorati che sarebbero stati trattenuti allo stato di incaglio e non di sofferenze per ridurne l’impatto sul bilancio. L’ex dg Bronchi e il direttore centrale Davide Canestri si sono difesi facendo riferimento a una serie di parametri tecnici che loro avrebbero rispettato. Fornasari al processo ha reso una dichiarazione spontanea sostenendo di aver preso la banca in condizioni disperate e di aver fatto il possibile per salvarla.