FIRENZE – Quattro imputati condannati e 11 assolti nel processo, con rito abbreviato, a carico dei vertici in carica nel periodo 2015-2016 della Bcc Chiantibanca, banca di credito cooperativo con sedi principali a San Casciano Val di Pesa (Firenze) e a Monteriggioni (Siena).
Condannati a 1 anno e 6 mesi l’ex direttore generale Andrea Bianchi, a 1 anno e 2 mesi l’ex vicepresidente vicario Stefano Mecocci e il presidente del collegio sindacale Enzo Barbucci, 10 mesi per l’ex presidente Claudio Corsi. Tra gli 11 assolti ex membri del cda e del collegio dei revisori dei conti.
Bianchi, Mecocci, Barbucci e Corsi sono stati condannati con l’accusa di aver ostacolato l’esercizio delle funzioni di Banca d’Italia ma tuttavia assolti dall’accusa di falso in bilancio. Sono stati anche condannati in solido tra loro al risarcimento del danno verso Bankitalia, col pagamento di una provvisionale di 6.000 euro.
Tra le presunte irregolarità che sarebbero state accertate dalle indagini, coordinate dai pm Luca Turco e Giuseppe Ledda, la modalità di classificazione del Btp 2046, un prodotto in primis acquistato per un valore nominale di 100 milioni di euro tra il 30 marzo e l’1 aprile 2015 come attività finanziaria di categoria Afs (available for sale, disponibile per la vendita) ma poi invece riclassificato in via retroattiva, attraverso una modifica postuma dei verbali, come attività finanziaria di categoria Htm (held to maturity, detenibile fino a scadenza) ed avente un valore di 126.436.000 euro. In questo modo, secondo i pm, con una modifica che non era lecito fare su un atto della banca, i vertici della Bcc avrebbero ingannato le migliaia di soci della cooperativa bancaria e la clientela sulle effettive condizioni patrimoniali dell’istituto.
Sempre secondo la procura gli indagati avrebbero omesso di dedurre dal patrimonio un negativo di circa 22,6 milioni di euro derivante dalle perdite subite dal Btp 2046. Contestata anche la contabilizzazione di mezzi propri superiori a quelli reali (228 milioni di euro, anziché 210 mln). Altra condotta illecita sarebbe stata tenuta verso la Banca d’Italia, organo di vigilanza a cui sarebbero state inviate comunicazioni non veritiere mettendo così ostacolo alla sua funzione.